L'immagine è stata scattata dalla Stazione Spaziale Internazionale e riguarda i cieli dell'India
Sono ormai incalcolabili gli avvistamenti di Ufo segnalati da persone comuni o addetti ai lavori, a partire dagli anni '50. Decennio in cui è iniziato a impazzare, nell'immaginario collettivo, l'interesse per esseri provenienti da altri pianeti. Gli stessi governi nazionali hanno cominciato a cavalcare l'onda, investendo sempre di più su ricerche aventi come obiettivo la maggiore conoscenza dell'Universo. Gli Stati Uniti, dopo essere andati sulla Luna (evento che ha però sempre alimentato anche scetticismi) puntano ad approdare presto anche su Marte.
Per ora ci hanno mandato un robottino in grado di scattare foto e girare video, regalando immagini in grado di stuzzicare la curiosità popolare. Non a caso, il nome di questa sonda è proprioCuriosity. Con l'avvento dei Social le segnalazioni sono comunque aumentate a dismisura, con pubblicazioni di foto o video ormai divenute quotidiane. In genere vengono fin da subito bollate come bufale, opere di qualche buontempone in cerca di notorietà. Tuttavia, se la segnalazione proviene da un addetto ai lavori, allora le cose cambiano. Ecco cosa ha postato su Twitter l'astronauta Scott Kelly, scatenando l'interesse generale.
Loading ad Una navicella spaziale nei cieli dell'India
Scott Kelly è un'astronauta spaziale che opera presso la Stazione Spaziale Internazionale. Durante una consueta perlustrazione, ha rilevato qualcosa di insolito nei cieli dell'India: un oggetto avente la forma tipica di un disco volante. Il formato è infatti quello di una palla da rubgy e intorno è circondato da luci. Il corpo che sembra metallico ha una lunghezza di circa 25 metri e una larghezza di 150-200 metri. La stazione ha così scattato una foto all'oggetto volante, mentre Kelly l'ha postata su Twitter. Come riporta il New York Times, per gli appassionati del genere si tratta chiaramente di un Ufo. La Nasa, come sempre in questi casi, non commenta. Alimentando così la fantasia popolare, lasciata nel dubbio da decenni. Era un Ufo? Chissà. In attesa di risposte, che forse non arriveranno mai, saremo ben lieti di riportarvi altre segnalazioni.
Il primo astronauta italiano ad aver volato nello spazio con lo Shuttle sostiene la possibilità che nell'universo vi siano altre forme di vita.
Umberto Guidoni è stato il primo astronauta italiano a salire su uno Shuttle. Questo è successo 19 anni fa e fu un vero e proprio evento per il nostro paese. L'astronauta è tornato a parlare delle sue esperienze in un convegno, che si è svolto a Palermo negli scorsi giorni. Egli in particolare si è soffermato a parlare di quanto potuto notare nella sua personale esperienza di esplorazione del cosmo. Le parole dell'astronauta italiano hanno molto colpito la platea venuta ad ascoltarlo. Una delle questioni che ha destato maggiori attenzioni da parte dei partecipanti è stata sicuramente quella relativa alla sua personale opinione circa l'esistenza di forme di vita diversa da quella umana.
Guidoni crede alla possibilità di vita aliena, ma non agli ufo
Guidoni ha dichiarato di ritenere, con buona probabilità, possibile la presenza di altre forme di vita nell'universo. Basti pensare che appurata l'esistenza di miliardi di pianeti nell'universo, sono davvero alte le probabilità che esistano altri, che abbiano condizioni simili alle nostre e dunque adatte ad ospitare la vita. Insomma, anche un addetto ai lavori e fonte autorevole ritiene plausibile una simile eventualità. Ovviamente questo in automatico non vuol dire credere agli Ufo. Infatti Guidoni da questo punto di vista mette le mani avanti affermando che pur ammettendo l'esistenza di vita aliena non crede ai vari avvistamenti di oggetti volanti non identificati. Fenomeno che ormai quasi quotidianamente caratterizza le cronache di tutti i paesi del mondo.
Guidoni, improbabile un incontro tra civiltà a causa delle distanze
L'astronauta italiano ritiene molto difficile, viste le distanze siderali tra la Terra e gli altri ipotetici pianeti con condizioni ideali per ospitare la vita, un contatto tra diverse 'civiltà'. Ovviamente Umberto Guidoni ammette anche che qualora questo incontro in futuro dovesse avvenire per l'umanità sarebbe un qualcosa di epocale che finirebbe per sconvolgere completamente il modo stesso di concepire la vita.
Il Centro Ufologico Nazionale compie mezzo secolo. E lo celebra con un convegno nella capitale
Mezzo secolo: un traguardo di tutto rispetto. A festeggiare i 50 anni di età- o meglio, di attività- è il CUN, il Centro Ufologico Nazionale. Un compleanno importante che sarà ricordato durante il IV Convegno Internazionale di Ufologia Città di Roma in programma tra pochissimo, sabato 21 novembre. Ma più che a spegnere le candeline, il meeting romano servirà per ribadire l’impegno nella ricerca e nell’analisi di questo fenomeno ancora tutto da chiarire.
“Verso i 50 anni della nascita dell’ufologia in Italia: bilanci e prospettive dai pre-Ufo ad oggi” è il tema proposto dalla giornata che si svolgerà nella Sala Congressi di Villa Maria. Perché quando il CUN ha mosso i suoi primi passi, nel 1965 - e all’epoca la sigla stava per “Centro Unico Nazionale”- di strani oggetti nei cieli di mezzo mondo ne già erano comparsi. Certo, l’ Ufologia contemporanea ufficialmente inizia il 24 giugno 1947, con il pilota Kenneth Arnold e i 9 “flying saucers” ( letteralmente “piattini volanti”) che disse di aver avvistato, e l’acronimo UFO viene coniato nel 1952 dall’ Aeronautica militare degli Stati Uniti, ma in realtà esistono molte e varie testimonianze precedenti a quelle date. Anche in Italia.
Dopo un meticoloso lavoro di archivio, il CUN presenterà al pubblico le più recenti analisi sui casi avvenuti dal 1900 al 1946, classificati non come UFO ma come “fenomeni non convenzionali”. Tra i più significativi, quello di Varapodio, in Calabria, registrato nell’inverno del 1900 (di fatto il primo della lista) quando un uomo raccontò di aver visto "un'enorme stella con la coda" scendere fino davanti a lui; oppure il caso di un presunto Incontro Ravvicinato del Terzo Tipo avvenuto a Montebenichi, vicino ad Arezzo, nell’ agosto 1930.
Ma il convegno di Roma sarà anche l’occasione per fare un primo bilancio degli avvistamenti italiani da oltre un secolo a questa parte: si tratta di ben 12.422 casi, suddivisi in 8.848 avvistamenti a quote oltre i 150 metri; 1.453 avvistamenti a basse quote (sotto i 150 metri); 376 casi di UFO a terra; 369 casi di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo; 93 casi di UFO segnalati sulla superficie dell’acqua; 40 di USO avvistati sotto il livello dell’acqua e più di 1.243 casi inseriti in altre categorie più ristrette.
Gli UFO sembrano dunque aver spesso fatto capolino dalle nostre parti. Il lavoro statistico operato dal CUN ed aggiornato ai primi sei mesi del 2015 permette anche di capire quali sono le zone più calde, quelle a massima densità di segnalazioni, suddivise in regioni e province. Ebbene, in cima alla classifica c’è la Toscana (1964 avvistamenti), seguita da Lombardia (1202 avvistamenti), Emilia Romagna e Sicilia (rispettivamente con 993 e 953 casi catalogati dal 1900 ad oggi). Le città più “visitate” sono invece Roma (138 avvistamenti), Milano (101) e Firenze (94).
In quanto a numeri e a capillare lavoro d’archivio non scherza neppure l’ospite internazionale, ovvero Gary Heseltine. Per 24 anni investigatore della British Transport Police, da quando è in pensione si dedica alla raccolta di tutti i casi UFO che abbiano avuto come testimoni e protagonisti esponenti delle forze dell’ordine di Sua Maestà.
Nel 2002 ha così fondato il PRUFOS, il primo database che raccoglie le segnalazioni di Oggetti Volanti Non Identificati da parte di poliziotti della Gran Bretagna, in servizio e fuori servizio. In questi anni Heseltine ha catalogato oltre 425 casi che dal 1901 ad oggi hanno coinvolto più di 900 agenti. Su quelli più recenti, ha indagato di persona ascoltando i testimoni, come per il noto “Incidente di Rendlesham Forest”.
Al convegno il presidente del CUN, Vladimiro Bibolotti, e il segretario Roberto Pinotti consegneranno il Premio giornalistico nazionale “J. Allen Hynek” - dedicato alla figura dell’astronomo che lavorò al Blue Book Project, considerato il padre della moderna ufologia- a professionisti del mondo dell’informazione che più si sono distinti nell’attività di ricerca e di divulgazione in questo ambito.
I riconoscimenti, quest’anno, saranno consegnati a Niccolò Carradoci (Vice), Stefania Marignetti (Adnkronos), Gabriele Moroni (Il Giorno) per i loro articoli e a Rino Di Stefano per il libro-inchiesta su Pierfortunato Zanfretta. Il Premio è stato assegnato anche a me, per il meeting “Figli delle Stelle” dello scorso settembre: un grazie di cuore.
Dunque, appuntamento a Roma, al convegno-evento del CUN. “Non lo abbiamo concepito per convincere gli scettici che c’è qualcosa là fuori, tanto meno per sottolineare che bisogna credere che qualcosa ci sia”, spiega Roberto Pinotti. “D’altra parte, l’ufologia non è mai stata un atto di fede, ma un percorso rigoroso di indagine e di studio. Sarà un momento di incontro, di confronto e di bilanci.” Bilanci non definitivi, comunque.
“Il mondo non si ferma e non ci fermiamo neanche noi. Spente le doverose candeline, continueremo a studiare e a farci domande per tutti i prossimi cinquanta anni a venire- aggiunge il presidente Vladimiro Bibolotti. “Dalla prima assemblea di Torino nel settembre 1965, di strada indubbiamente ne è stata fatta, ma quella da percorrere è ancora molta. Roma 2015 è una tappa di questo cammino, impegnativo e certamente intenso, ma pure entusiasmante.”
Resi noti i risultati delle prime osservazioni della stella KIC 8462852, le cui emissioni di luce avevano fatto pensare alla presenza di civiltà extraterrestri
Spazio, i primi risultati sulla stella misteriosa escludono gli extraterrestriSIAMO soli nell'Universo? A metà ottobre eravamo convinti di avere la risposta. E non per via di presunti avvistamenti UFO, magrazie a KIC 8462852, una stella a circa 1480 anni luce da noi nella costellazione del Cigno. Leosservazioni di "Kepler", celebre telescopio spaziale cacciatore di pianeti intorno ad altre stelle, avevano infatti mostrato che KIC 8462852 mostrava variazioni di luminosità molto grandi rispetto alle altre stelle. Un comportamento decisamente anomalo, che aveva fatto pensare addirittura alla presenza di "megastrutture" costruite dagli alieni. Senza farsi prendere da facili entusiasmi, gli astronomi delprogetto SETI(Search for Extra-Terrestrial Intelligence) si sono subito attivati per puntare verso la stella una serie di radiotelescopi, nella speranza di captare un qualche tipo di segnale da ET. Dopo due settimane di "ascolto", il team di SETI ha reso noti iprimi risultati di queste osservazioni, che hanno smorzato rapidamente gli entusiasmi. Nessun segnale è stato infatti osservato dalle antenne dell'Allen Telescope Array, il sistema di antenne scelto per ascoltare la stella misteriosa. Gli astronomi restano quindi cauti, sottolineando che molto probabilmente alla base dell'anomalia osservata c'è un fenomeno naturale. Ma fanno anche notare come le osservazioni siano state abbastanza limitate, e che l'assenza di segnale non implica necessariamente che intorno a KIC 8462852 non ci sia nessuno.
Cosa c'è di strano? L'anomalia osservata in KIC 8462852 è certamente piena di misteri. Le osservazioni del telescopio spaziale "Kepler" l'hanno fatta uscire dall'anonimato, e in breve tempo per tutti è diventata "la stella di Tabby" in onore dell'astronoma Tabetha Boyajian che ha guidato il primo studio di questa stella. Ma cosa c'è di strano in questa stella? Il telescopio "Kepler" è specializzato nella ricerca di pianeti extrasolari guardando le piccole variazioni di flusso luminoso di una stella quando un pianeta le transita di fronte. "Kepler" è uno strumento molto sensibile e capace di apprezzare variazioni di flusso molto piccole, nell'ordine di pochi punti percentuali, come accade per la maggior parte dei transiti osservati finora. Ma per la stella KIC 8462852 le variazioni osservate sono decisamente maggiori: un primo transito ha causato un calo di flusso del 15%, mentre un secondo transito, che è durato per molti giorni, ha portato un calo del 22%. Una variazione di flusso decisamente strana per i pianeti extrasolari visti da "Kepler", che ha subito scatenato un dibattito nella comunità scientifica. Comete contro alieni. Una delle spiegazioni suggerite per spiegare il fenomeno è stata la presenza di uno sciame molto grande di comete, forse destabilizzate dal passaggio di un'altra stella nei pressi di KIC 8462852. Questa "nuvola di comete", simile alla nube di Oort che pensiamo esista ai bordi del Sistema Solare, potrebbe aver causato la variazione di luminosità. Una spiegazione basata su un fenomeno naturale, che non chiama in causa per forza gli alieni. Ma durante un'intervista rilasciata a The Atlantic, l'astronomo americano Jason Wright, che lavora alla Penn State University, aveva suggerito una spiegazione alternativa dal tono fantascientifico. L'anomalia potrebbe essere stata causata da una megastruttura costruita dagli alieni, ad esempio un enorme sistema di pannelli solari capaci di raccogliere e immagazzinare l'energia della stella. Questa megastruttura assomiglierebbe cioè alle sfere di Dyson, che gli appassionati di Star Trek conoscono bene. Rese famose dall'astronomo Freeman Dyson negli anni Sessanta, si tratterebbe di strutture costruite da civiltà aliene molto evolute, realizzate per catturare l'energia emessa da una stella. Insomma, semplificando un pochino, una versione fantascientifica e super-avanzata dei comuni pannelli solari.
Spiando ET. Pur con le dovute cautele, un caso come KIC 8462852 merita di essere studiato a fondo. E mentre una parte della comunità scientifica era concentrata nel trovare un fenomeno naturale che spiegasse l'anomalia, un team di scienziati ha deciso di dare un'occhiata a questa stella più da vicino. Il team del Search for Extra-Terrestrial Intelligence, progetto dedicato alla ricerca di segnali di origine extraterrestre, hanno infatti puntato verso la stella l'Allen Telescope Array, un sistema di 4 radiotelescopi da 6 metri di diametro installati a qualche centinaio di chilometri a nord di San Francisco. Per due settimane si sono messi in ascolto della stella, per captare ogni possibile segnale di natura aliena. E i primi risultati hanno subito smorzato gli entusiasmi.
Silenzio radio. In un comunicato stampa associato ai primi risultati delle osservazioni, il team di SETI fa sapere che non sono stati osservati segnali degni di nota. La ricerca è stata condotta per due settimane, commentano gli scienziati, e si è concentrata in due particolari canali di ascolto. Il primo, concentrato intorno alla frequenza di 1 Hertz, dove secondo gli esperti del SETI gli alieni potrebbero mandare un segnale di saluto. Il secondo canale copriva un intervallo di frequenze più ampio ed era stato scelto per catturare i possibili segnali radio emessi da potenziali motori di astronavi. Dopotutto, ricorda il SETI, se si assume una civiltà capace di costruire pannelli solari nello spazio, è ragionevole aspettarsi la presenza di navicelle spaziali. Eppure, i dati raccolti in questi canali non mostrano alcuna evidenza di segnale. Questi risultati implicano che di certo eventuali segnali, se esistono, sono molto deboli, inferiori a 100 o 10 milioni di volte l'energia consumata da noi terrestri, a seconda che si consideri un segnale emesso in tutte le direzioni oppure concentrato in una direzione.
La ricerca continua. Questi risultati ci dicono che non è stato visto alcun segnale alieno di grande potenza. Del resto, se questa civiltà è così avanzata da costruire megastrutture, può certamente avere la tecnologia per inviare segnali potenti nello spazio. Ma se non intendesse emettere alcun messaggio di saluto? Questo spiegherebbe l'assenza di segnali intorno a 1 Herz, ammesso che le ipotesi del SETI siano corrette. E se non ci fossero più astronavi intorno alla stella, magari perché la civiltà aliena si è estinta? Sarebbe molto difficile captare ogni segnale di attività. Insomma, per chi è possibilista c'è ancora spazio per le speculazioni, e nel frattempo le ricerche nel campo SETI continuano. Il radiotelescopio dell'osservatorio di Green Bank verrà presto equipaggiato con un nuovo sistema di rivelatori capace di monitorare un milione di stelle, realizzando la più grande campagna di ricerca di segnali extraterrestri.
In ogni caso, circa KIC 8462852 gli scienziati di SETI preferiscono essere cauti: "La storia dell'astronomia ci insegna che ogni volta che abbiamo pensato di aver trovato un fenomeno dovuto ad attività extraterrestri ci sbagliavamo", sottolinea l'astronomo Seth Shostak del SETI. "Ma sebbene sia molto probabile che questo strano comportamento della stella sia dovuto alla natura e non agli alieni, è prudente controllare". Probabilmente si tratta di un fenomeno naturale, come lo sciame di comete "dirottate" dal passaggio di una stella vicina. O forse quelle megastrutture aliene esistono davvero, e sono ciò che resta di una civiltà intelligente scomparsa migliaia di anni fa. La cautela è d'obbligo. Ma sognare non costa nulla
Continuano ad essere registrati nel mondo numerosi casi di avvistamenti Ufo, gli ultimi due casi in Siberia ed in Ohio.
Guarda il video qui :
Lo,scorso 8 novembre un uomo avrebbe assistito all'atterraggio di un presunto Ufo nelle campagne di London, cittadina americana nello Stato dell'Ohio. La notizia è stata resa pubblica nelle scorse ore dal 'Mutual Ufo Network' (Mufon) e pubblicata su numerosi siti di informazione americani. L'avvistamento sarebbe avvenuto intorno alle ore 10 del mattino. Il testimone si stava recando al lavoro con la propria automobile, quando si è accorto di un oggetto volante, che stava atterrando su di un campo vicino. Inizialmente l'uomo ha pensato si trattasse di un piccolo aereo, ma avvicinandosi maggiormente si è accorto che si trattava di un oggetto dalla forma bizzarra e che si caratterizzava per la presenza di luci colorate nel fondo.
L'oggetto volante mi muoveva ad altezza uomo
L'uomo sostiene nel suo racconto che l'oggetto si muoveva a bassa quota volando quasi ad altezza d'uomo. Il testimone, che comunque non è mai sceso dalla sua auto guardando il fenomeno mentre si trovava alla guida, dichiara di non aver potuto fotografare quanto visto, ma di essere sicuro di quanto raccontato. Si tratta ovviamente di un caso molto strano, che certamente richiede maggiori approfondimenti e che ovviamente senza alcuna prova a parte la testimonianza diretta dell'unica persona che ha assistito al fenomeno, non può essere considerato un caso particolarmente attendibile.
L'ufo di Omsk
Si tratta comunque dell'ennesimo avvistamentoche si verifica negli ultimi giorni nel mondo.Il più eclatante sicuramente è quello che è stato registrato solo alcuni giorni fa in Siberia, terra non nuova a questi fenomeni, in cui una grossa scia luminosa è apparsa in cielo sopra la cittàdi Omsk. Ancora non si è ben capito se si sia trattato di un Ufo, una meteora o di un test missilistico. Certamente si è trattato di un episodio, che a differenza del caso americano, ha avuto moltissimi testimoni con tanto di video ed immagini sul web.L'ennesimo caso che si registra nel corso di questo 2015, un anno certamente ricco da un punto di vista ufologico.
Siamo soli nell'Universo? Ci sono altri pianeti come il nostro? Nei meandri più nascosti dello spazio è possibile trovare altre forme di vita? Queste le domande che affliggono l'uomo sin dall'alba dei tempi, quando per la prima volta alzò lo sguardo verso la volta celeste.
Il 2015 è un anno importante per la Nasa e per la ricerca di pianeti extrasolari, o esopianeti, perché si festeggia il 20esimo anniversario della scoperta del primo corpo celeste in orbita attorno a una stella simile al sole. Il nome del pianeta è 51 Pegasi B, la cinquantunesima stella, in ordine di brillantezza, nella costellazione di Pegaso. A scoprirlo due astronomi svizzeri, Michel Mayor e Didier Queloz, che decisero di fare l’annuncio nel corso di una conferenza a Firenze, il 6 ottobre 1995. La storia dello spazio, almeno quella conosciuta dal genere umano, subiva un ribaltamento epocale: il sistema solare non era più unico nell’Universo e questo rimetteva in discussione tutte le scoperte fatte fino ad allora.
Nasceva, così, una nuova branca dell’astronomia, che diede il via alla gara per la scoperta di nuovi sistemi planetari. La disciplina è in continua espansione e il tasso di crescita del numero dei pianeti extrasolari è sempre più accelerato: in 20 anni sono state effettuate 5608 scoperte, di cui 1904 presentano molti tratti in comune con la Terra.
La maggior parte delle scoperte è stata effettuata con Kepler, il telescopio spaziale della Nasa, ma, nel prossimo futuro, se ne aggiungeranno altre, grazie ai nuovi osservatori spaziali - tra cui il James Webb Space Telescope (JWST) e il Transit Exoplanet Survey Satellite (TESS) - che continueranno a studiare e a ricercare nuovi mondi.
La Nasa ci tiene particolarmente a questo progetto, tanto che ha creato Planet Quest, un sito che tiene aggiornati gli utenti sulle scoperte, anche minime, riguardanti altri pianeti. "Uno strumento - ha spiegato la stessa agenzia spaziale - che ci consente di entrare in una nuova era dell'astronomia, un'era in cui verranno finalmente fornite risposte a domande e dubbi che hanno migliaia di anni".
La scoperta di un pianeta abitabile "ridefinirebbe tutto quello che sappiamo dell'Universo e il posto che noi occupiamo in questo", hanno spiegato gli astronomi. Scoprire altre forme di vita su superfici di pianeti che non sono il nostro, poi, "rivoluzionerebbe la storia dell'umanità".
Le ricerche di questi anni stanno mostrando che sono piuttosto frequenti i pianeti “potenzialmente abitabili”. Allo stato attuale della ricerca, il candidato a migliore "sostituto" del nostro corpo celeste è Kepler 438-b, che, come affermato dagli esperti, potrebbe presentare "alcune delle caratteristiche tipiche di un pianeta come il nostro". L'unico problema è la distanza che ci separa dal "fratello" della Terra, circa 472 anni luce.
Oltre ad avere le dimensioni giuste - ha recentemente scritto Patrizia Caraveo, direttore dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Milano (IASF) - il pianeta che cerchiamo deve anche trovarsi nella zona di abitabilità della sua stella, non troppo vicino per evitare di andare arrosto, come succede a Venere, e non troppo lontano per evitare di congelare, come succede a Marte". La zona di abitabilità, quindi, è fondamentale per garantire la possibilità di avere acqua liquida in superficie, anche se solo una dei numerosi parametri da considerare. "Non dobbiamo dimenticare - ha sottolineato il direttore dell'IASF - che gli oceani terrestri sarebbero perennemente gelati se l’atmosfera, con il suo effetto serra, non contribuisse ad alzare la temperatura media sulla superficie terrestre".
Quindi Kepler 438-b e gli altri esopianeti scoperti sino a ora ospitano degli “alieni”? E' impossibile affermarlo, come altrettanto impossibile è negarlo. Con la tecnologia in nostro possesso, se pure ci fossero, sarebbe impresa ardua riuscire a comunicarci. "Ammesso anche che fossero loro a inviarci dei segnali, questi viaggerebbero - stando alle ipotesi degli esperti della Nasa - alla velocità della luce, quindi arriverebbero da noi fra più di 400 anni. Contando altri 400 anni per la nostra risposta, si capisce quanto sarebbe difficile comunicare con loro".
In 20 anni, sono stati scoperti pianeti di ogni tipo: gioviani caldi in orbite strette, mondi rocciosi di diamante e altri dove piove ferro. "Quello che tutti cercano - ha concluso il direttore Caraveo - è un sistema planetario simile al nostro sistema solare, con un numero ed una distribuzione di pianeti paragonabili a quello nel quale abitiamo. Ovviamente, il fine ultimo è la scoperta di una nuova Terra. Sappiamo che ci stiamo avvicinando, forse l’abbiamo già vista ma non siamo ancora in grado di riconoscerla".
Camillo Michieletto, esperto del Centro Studi Ufologici, chiede l’aiuto di eventuali altri testimoni oculari
BELLARIA - Pochi ci credono, molti no. Premessa d’obbligo quando si parla di Ufo e di avvistamenti presunti tali. Camillo Michieletto, bellariese d’adozione, è uno dei massimi esperti nella nostra riviera di avvistamenti. E oggi ci segnala quello che si sarebbe (il condizionale è nostro, non suo perché lui si sente abbastanza sicuro) manifestato sulla spiaggia di Bellaria Igea Marina il 2 novembre scorso intorno alle 19,25 quando già le tenebre avevano preso possesso della battigia.
“Mi hanno segnalato - dice Michieletto - la presenza di un bolide in cielo della durata di 2-3 secondi. Sembrava un fuoco d’artificio di colore bianco e azzurro. Dalla spiaggia procedeva verso Nord-Est ed era anche abbastanza basso e dunque ben visibile. Aerei a quella quota sono da escludere, droni anche perché troppo piccoli rispetto alla figura che è stata descritta. Ma al momento non abbiamo altri elementi. Ed è per questo che cerco testimoni, ho bisogno di più informazioni possibili per arrivare a dire con certezza che potrebbe essersi trattato di un oggetto volante non identificato. Un Ufo”.
Manifestare un minimo di perplessità è comprensibile, ma conosciamo Michieletto e sappiamo quanto il Centro studi a cui appartiene studia la materia. Loro ci credono, eccome se ci credono. “Che sia qualcosa di molto simile a quello cui penso non ho dubbi - insiste - ma servono ulteriori particolari. Per questo metto a disposizione di chi mi voglia dare una mano il mio numero di telefono cellulare (327 6706177) e la mia casella di posta elettronica (camillo.michieletto@tiscali.it). Spero e confido nel contributo serio di qualcuno”. Intanto c’è un disegno, realizzato in base a quanto riferito da chi quella sera in spiaggia c’era davvero. Il bolide è ben evidente come la sua scia abbastanza lunga. Non c’è stato tempo di fotografarlo perché si è materializzato ed è scomparso nel giro di pochissimi secondi.
Questo è quanto. Ora sarà inevitabile il diluvio di critiche ed obiezioni da parte del popolo, specie quello dei social. Ci sta affrontando un argomento come questo. Ma quelli del Centro Italiano Studi Ufologici non sembrano curarsene più di tanto: vanno avanti convinti delle loro teorie e dal loro punto di vista fanno certamente bene. Anche di questo si parlerà il 21 novembre prossimo a Torino nel 30° Convegno nazionale di Ufologia.