L'immagine è stata scattata dalla Stazione Spaziale Internazionale e riguarda i cieli dell'India
Sono ormai incalcolabili gli avvistamenti di Ufo segnalati da persone comuni o addetti ai lavori, a partire dagli anni '50. Decennio in cui è iniziato a impazzare, nell'immaginario collettivo, l'interesse per esseri provenienti da altri pianeti. Gli stessi governi nazionali hanno cominciato a cavalcare l'onda, investendo sempre di più su ricerche aventi come obiettivo la maggiore conoscenza dell'Universo. Gli Stati Uniti, dopo essere andati sulla Luna (evento che ha però sempre alimentato anche scetticismi) puntano ad approdare presto anche su Marte.
Per ora ci hanno mandato un robottino in grado di scattare foto e girare video, regalando immagini in grado di stuzzicare la curiosità popolare. Non a caso, il nome di questa sonda è proprioCuriosity. Con l'avvento dei Social le segnalazioni sono comunque aumentate a dismisura, con pubblicazioni di foto o video ormai divenute quotidiane. In genere vengono fin da subito bollate come bufale, opere di qualche buontempone in cerca di notorietà. Tuttavia, se la segnalazione proviene da un addetto ai lavori, allora le cose cambiano. Ecco cosa ha postato su Twitter l'astronauta Scott Kelly, scatenando l'interesse generale.
Loading ad Una navicella spaziale nei cieli dell'India
Scott Kelly è un'astronauta spaziale che opera presso la Stazione Spaziale Internazionale. Durante una consueta perlustrazione, ha rilevato qualcosa di insolito nei cieli dell'India: un oggetto avente la forma tipica di un disco volante. Il formato è infatti quello di una palla da rubgy e intorno è circondato da luci. Il corpo che sembra metallico ha una lunghezza di circa 25 metri e una larghezza di 150-200 metri. La stazione ha così scattato una foto all'oggetto volante, mentre Kelly l'ha postata su Twitter. Come riporta il New York Times, per gli appassionati del genere si tratta chiaramente di un Ufo. La Nasa, come sempre in questi casi, non commenta. Alimentando così la fantasia popolare, lasciata nel dubbio da decenni. Era un Ufo? Chissà. In attesa di risposte, che forse non arriveranno mai, saremo ben lieti di riportarvi altre segnalazioni.
E’ stata lanciata la Soyuz che portera’ sulla Stazione Spaziale l’americano Scott Kelly nella prima missione della durata di un anno mai organizzata dalla Nasa e destinata ad aprire la strada per i lunghi viaggi verso Marte. I cambiamenti che avverranno in assenza di peso su Scott Kelly saranno confrontati con quelli del gemello identico Mark, che resta a Terra. Sulla Soyuz sono anche i russi Gennady Padalka e Mikhail Kornienko. As aspettarli sulla Stazione Spaziale l’astronauta Samantha Cristoforetti.
E’ una vera maratona dello spazio, quella appena iniziata. Per un anno tutti i parametri fisiologici di Scott e Mark Kelly saranno confrontati e, poiche’ sono gemelli identici hanno quindi lo stesso Dna, i risultati permetteranno finalmente di avere un’idea piu’ precisa degli effetti sull’organismo umano dei lunghi periodi trascorsi in assenza di gravita’. Sono conoscenze preziose per tutelare gli astronauti che, in futuro, affronteranno i lunghi viaggi spaziali diretti sulla Luna o su Marte.
Il gemello nello spazio e l’altro che resta a Terra suggeriscono immediatamente il paradosso dei gemelli ideato da Albert Einstein per spiegare la teoria della relativita’. Sotto questo punto di vista, pero’, gli effetti non saranno affatto evidenti poiche’ Scott, nella sua permanenza in orbita, sara’ piu’ giovane di Mark soltanto di tre millisecondi. Sulla Stazione Spaziale si fermera’ per un anno anche Kormienko, mentre il resto dell’equipaggio continuera’ ad avvicendarsi con i tradizionali turni di sei mesi. A bordo della Stazione Spaziale, che raggiungeranno in sei ore, li attendono, con Samantha Cristoforetti, il comandante Terry Virts e il russo Anton Shkaplerov.
Uno dei due starà in orbita
per una missione di un anno, al suo rientro saranno confrontati
i parametri biologici con quelli del
fratello rimasto a terra
Si chiamano Scott e Mark Kelly, sono americani e fanno entrambi lo stesso mestiere: l’astronauta. Caratteristica principale: sono gemelli, come tanti altri. Si somigliano molto, sono entrambi calvi e uno dei due porta i baffi, anche per farsi riconoscere dall’altro. Scott e Mark da molti anni prestano servizio come astronauti della NASA, l’ente spaziale americano, e sono entrambi veterani dello spazio: Mark è un astronauta pilota, che ha già preso parte a quattro missioni dello space shuttle, la celebre navetta spaziale americana, che ha effettuato voli spaziali fino al 2011. Scott è decollato per la quarta missione questa sera dalla base spaziale di Baijkonur, nel Kazakhstan.
La partenza del Sojuz
Il lancio dalla stessa base da cui è partita Cristoforetti
Un anno nello spazio Scott è partito per una missione davvero particolare. A differenza della durata standard delle lunghe permanenze sulla ISS, la Stazione Spaziale Internazionale, che è di circa sei mesi, resterà in orbita per un anno. Stessa cosa farà il suo compagno di missione, il cosmonauta russo Mikhail Kornienko, che assieme a Scott è partito a bordo della Sojuz Tma-16M, comandata dal russo Gennadij Padalka. Il lancio è avvenuto alle 20.43 ora italiana, come di consueto dalla stessa area di lancio dalla quale partì 54 anni fa il primo uomo nello spazio, Jurij Gagarin, e le successive missioni russe con equipaggio. La stessa dalla quale è partita lo scorso 23 novembre anche la nostra Samantha Cristoforetti, che assieme ai suoi compagni di missione, Shkaplerov e Virts, attende l’arrivo del nuovo equipaggio, che riporterà così nuovamente a 6 il numero di coloro che abiteranno la Stazione.
365 giorni nello spazio
Solo in una precedente occasione, nel 1988, due cosmonauti erano rimasti in orbita per 365 giorni di fila: i russi Titov e Manarov sulla stazione russa “Mir”. In seguito, il solo Valerij Poliakhov, anch’egli cosmonauta russo, vi restò per 14 mesi (ed è tutt’ora il record assoluto). Ma la missione del gemello astronauta Scott, oltre alla permanenza di un anno, presenta aspetti scientifici importanti, che si realizzeranno per la prima volta in questa nuova “Spedizione” verso la ISS. Dopo un anno in orbita, i medici della NASA vogliono capire e confrontare quanto gli effetti del lungo periodo in relativa assenza di gravità abbiano influito sul gemello che starà in orbita, in particolare sulla debilitazione ossea e muscolare, e anche quanto la dose di radiazioni abbia inciso su Scott rispetto ai parametri biologici del gemello Mark che sarà rimasto a Terra.
Le radiazioni, com’è noto, in dose massiccia sono nocive, sulla Terra come nello spazio, e incidono alterando la composizione genetica del corpo umano. Le pareti del veicolo o stazione spaziale comunque, forniscono un’ottima protezione, ma soprattutto in vista dei futuri, lunghi viaggi nello spazio, come le missioni a Marte, gli scienziati vogliono comprendere sempre meglio quanto, e come, la radiazione viene assorbita. Senza dimenticare, gli altri effetti dell’assenza di peso in lunghe permanenze.
La sperimentazione
I gemelli astronauti Gli esperimenti a cui si sottoporranno sia Kornienko che Scott Kelly saranno più di trenta, un terzo dei quali coinvolgeranno anche il fratello Mark che farà da “cavia” di riferimento a terra. Fra questi ci saranno studi sull’efficienza cardiovascolare, misurazioni dei livelli di ossigenazione del sangue e di volumetria del sangue stesso, monitoraggio della densità ossea, dell’invecchiamento cellulare. Scott Kelly (che ha 51 anni) e Kornienko (quasi 55), torneranno sulla Terra il 3 marzo 2016, dopo 342 giorni in orbita, mentre Padalka rientrerà prima, dopo soli (si fa per dire) 168 giorni. Mark e Scott Kelly, sono nati il 21 febbraio 1964, e sono stati selezionati entrambi come astronauti dalla NASA nel 1996.
Mark, il gemello veterano di quattro voli shuttle rimasto a terra, è un ufficiale e pilota di Marina, con grande esperienza di volo. La sua prima missione shuttle, avviene con il ruolo di pilota nel 2001, con la missione STS 108. Il successivo, con STS 121 e sempre come pilota, è del 2006. In seguito, volerà come comandante dell’ STS 124, che portò sulla Stazione Spaziale il modulo laboratorio giapponese JEM. Infine, nel 2011, ha comandato la STS 134, penultima missione shuttle, del cui equipaggio faceva parte anche l’astronauta italiano dell’ESA Roberto Vittori. In quell’occasione, Mark comandò le operazioni di attracco alla Stazione del grande apparato scientifico AMS-02, un progetto internazionale che vede, tra i suoi uomini-guida, il fisico italiano Roberto Battiston attualmente presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. Mark ha accumulato in totale 54 giorni nello spazio.
Piloti esperti
Anche Scott Kelly, come Mark ha una formazione militare e di pilota ufficiale della Marina, volando su 30 diversi tipi di velivoli, con molte esperienze soprattutto su F 14 modificati e migliorati. Il suo primo spaziale, sullo shuttle, lo ha effettuato da pilota con la missione STS 103 nel 1999, per andare a riparare il Telescopio Spaziale Hubble. Poi, nel 2007, comanda lo shuttle della missione STS 118. Nel 2010, fa il suo “esordio spaziale” su una capsula russa Sojuz, la TmA-01M, con la quale raggiunge la Stazione Spaziale Internazionale, dove vi resta per cinque mesi e mezzo. Questa sera è iniziato il suo quarto viaggio, per un’impresa molto impegnativa (tra l’altro effettuerà anche tre passeggiate spaziali) che per adesso rappresenta un record, e che indirizzerà verso risvolti scientifici che guardano al futuro delle esplorazioni spaziali.
L’agenzia Usa ha avviato una collaborazione con Odg
per far indossare questa tecnologia agli astronauti in missione
Un’immagine degli occhiali intelligenti dal sito di Odg
Mentre si sono perse le tracce deiGoogle Glass sulla Terra, laNasavuole portare gli occhiali intelligenti nello spazio. L’agenzia spaziale Usa ha, infatti, avviato una collaborazione con la società di San Francisco Osterhout Design Group (ODG) per consentire in futuro ai suoi astronauti di indossare questa tecnologia durante le loro missioni.
Con gli occhiali intelligenti si otterrebbero informazioni e istruzioni via audio e video, e con sistemi di telepresenza, per svolgere al meglio operazioni di manuntenzione o di riparazione di eventuali guasti. Grazie a display digitali e realtà aumentata, diventerebbe più facile per gli astronauti orientarsi e ricevere indicazioni su come risolvere problemi in caso di emergenza, anche avendo le mani occupate sul lavoro. Potendo, peraltro, ridurre notevolmente il tempo dedicato alla formazione su manuali di procedure prima dei voli spaziali.
Quello realizzato da ODG è un hardware avanzato. Ci sono voluti sei anni per migliorare il prodotto che è stato sviluppato in varie versioni sia per il settore dei beni di largo consumo sia per applicazioni industriali, militari e governative.
Prima di raggiungere il definitivo accordo con ODG, la Nasa, che integrerà il suo software agli occhiali smart, ha valutato altre possibilità.
Anche i Google Glass sono stati presi in considerazione ma l’azienda di Mountain View, secondoBloomberg, avrebbe risposto che i suoi piani erano indirizzati ad un gadget per il mercato di massa.
I test sulla tecnologia ODG, prima di andare in orbita, si terranno nel laboratorio sottomarino Aquarius, già utilizzato dalla Nasa nel quadro del programmaNeemo per condurre nuove ricerche ed esperimenti in ambito spaziale.
Due gemelli identici protagonisti di un esperimento mai tentato prima dalla Nasa. Una missione alla fine della quale per Scott Mark Kelly, stesso Dna ma, soprattutto, identico mestiere di astronauta, il tempo sarà trascorso ddiversamente
Due gemelli identici protagonisti di un esperimentomai tentato prima dalla Nasa. Una missione alla fine della quale per Scott (nella foto) e Mark Kelly, stesso Dna ma, soprattutto, identico mestiere di astronauta, il tempo sarà trascorso diversamente. A fine mese i due fratelli si separeranno. Scott raggiungerà Samantha Cristoforetti a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss), a circa 400 chilometri di quota, mentre Mark rimarrà sulla Terra. Resteranno lontani un anno. E, quando si rincontreranno, per Scott il tempo sarà passato più velocemente. Sarà invecchiato primadel fratello terrestre, anche se di poco, tanto che non se ne renderà conto fisicamente.
È uno dei paradossi che ci ha insegnato Albert Einstein, con la sua teoria della Relatività generale, che proprio quest’anno spegne cento candeline, come ricorda uno speciale appena pubblicato dalla rivista “Science”. “Il tempo non è come ci appare. Scorre più veloce in alto e più lento in basso – spiega Carlo Rovelli, fisico teorico, responsabile del gruppo di gravità quantistica dell’Università di Aix-Marsiglia, nel saggio “La realtà non è come ci appare”, finalista del premio letterario “Galileo” per la divulgazione scientifica 2015, che si assegnerà il prossimo 8 maggio.
Scott Kelly sarà invecchiato prima del fratello terrestre, anche se di poco, tanto che non se ne renderà conto fisicamente
È uno dei paradossi che ci ha insegnato Einstein, con la sua teoria della Relatività generale, che proprio quest’anno spegne cento candelineL’effetto è piccolo, non lo vediamo nella nostra vita quotidiana. Ma i fisici sono in grado di misurare, grazie agliorologi atomici, differenze minime nello scorrere del tempo di orologi posti a 30-40 centimetri di quota l’uno dall’altro”. Bizzarrie dello spazio-tempo che s’incurva in presenza della materia, come per il protagonista del film Interstellarche, precipitando dentro un buco nero, resta giovane mentre la figlia diventa anziana. Il diverso incedere del tempo non sarà, però, l’unica conseguenza per i fratelli Kelly alla fine della missione. Altre differenze, più macroscopiche, interesseranno gli organismi dei due astronauti 50enni. Ed è proprio questo aspetto che la Nasa vuole approfondire. L’agenzia spaziale Usa studierà per la prima volta, approfittando della possibilità di avere tra i suoi astronauti due gemelli identici, come l’essere umano reagisce alla lunga permanenza nello spazio, sia dal punto di vista fisico che psicologico.
Mark è già stato quattro volte in orbita, sempre a bordo dello Space shuttle. Scott, invece, è alla sua seconda missione sulla Iss, la quarta nello spazio. Ma per entrambi questa è, in un certo senso, la prima missione congiunta. Per loro scelta, infatti, non hanno mai volato insieme. “Abbiamo sempre pensato – spiega Scott Kelly sul “Time”, che ha dedicato alla missione la copertina del primo numero dell’anno – che sarebbe stata una iattura per i nostri figli perdere contemporaneamente il loro papà e il loro zio nello stesso incidente”.
Collaborando per la prima volta da colleghi sia Scott, sulla Stazione spaziale, che Mark, da Terra, saranno continuamente monitorati, prima, durante e dopo la missione, per capire come organismi con uno stesso Dna reagiscono a stimoli ambientali e condizioni di vita così diverse. “Lo spazio cambia gli individui in svariati modi: il cuore batte meno efficacemente, i muscoli tendono ad atrofizzarsi, le ossa diventano più fragili – spiega Craig Kundrot, viceresponsabile dello “Human Research Program” della Nasa -. Con questo studio abbiamo l’opportunità di osservare come il corpo umano risponde a queste sfide”.
Tanti gli esperimenti in programma, proposti da diverse università e istituzioni scientifiche.
Le informazioni preziosissime potranno essere utilizzate in prospettiva di un futuro sbarco su Marte, destinazione che richiederà un viaggio di almeno sei mesi
La Nasa studierà, ad esempio, come cambierà il sistema immunitario dei due gemelli, o la loro vista, per capire perché, secondo quanto raccontano molti astronauti di ritorno dallo spazio, la visione in condizioni di microgravità tende a diventare più annebbiata. Un’altra ricerca riguarderà, invece, le estremità dei cromosomi, i cosiddetti telomeri, che si accorciano quando le cellule invecchiano. In questo caso, ad esempio, gli esperti della Nasa si aspettano di osservare nei due gemelli un diverso comportamento di questi cappucci del Dna: in particolare, che quelli di Scott nello spazio si accorcino più rapidamente, per effetto della pioggia di raggi cosmici. E, ancora, un altro esperimento studierà i cambiamenti della popolazione di batteriche vivono in simbiosi con l’uomo nel suo apparato digerente, il cosiddetto “microbioma”, fondamentale per la vita dell’organismo.
Tutte informazioni preziosissime, in prospettiva di un futuro sbarco dei primi esseri umani su Marte, destinazione che richiederà un viaggio spaziale di almeno sei mesi, durante il quale gli astronauti saranno esposti a una pioggia continua di raggi cosmici. “In generale, il corpo degli astronauti ha mostrato di adattarsi bene alle missioni spaziali, ma – conclude Scott Kelly -, dobbiamo ancora capire gli effetti a lungo termine delle radiazioni, per esempio sulla massa muscolare o sulla densità ossea”.
Cosa mangiano? Come fanno a dormire? Come si lavano? Ecco tutte le curiosità sulla vita quotidiana a bordo della Stazione spaziale internazionale
La prima italiana nello Spazio, partita proprio ieri per la Iss con la missione Futura dell’Esa
Samantha Cristoforetti ieri mattina è arrivata a bordo dellaStazione spaziale internazionale, 400 chilometri sopra le nostre teste. Come vi abbiamo raccontato, è andato tutto secondo i piani.
E ora? Samantha vivrà per sei mesi sulla Iss, orbitando attorno alla Terra, e prenderà parte a circa 200 esperimenti scientificiprogettati dall’Agenzia Spaziale Italiana.Nell’attesa dei primi racconti e scatti di Sam, abbiamo raccolto per voi dieci curiosità sulla vita quotidiana nella Stazione.
1. Come si fa il bucatoÈ la stessa Samantha a spiegarlo, rispondendo a una domanda su Twitter. “Sulla Stazione non c’è modo di lavare gli indumenti. Una volta usati, diventano immondizia”.
A bordo non ci sono troppe opzioni per il vestiario: “Abbiamo soltanto sei paia di pantaloni”, continua Sam, “per tutta la missione, quindi un paio al mese. Fortunatamente per altri tipi di indumenti la dotazione è un po’ più generosa. Questi sono raccolti in cosiddetti bricks (mattoni), che rappresentano la dotazione per due settimane. Ciascun brick contiene 7 slip, 2 magliette, 2 pantaloncini e una maglietta da sport, 3 paia di calzini e, per le donne, un reggiseno (o canottiera, se preferita) e 2 reggiseni sportivi”. Il materiale più prezioso? I calzini: Samantha, prima di partire, ne ha spediti una dozzina sulla Stazione tramite un veicolo cargo. La Nasa offre quattro opzioni agli astronauti per l’uso dei propri indumenti sporchi: indossarli di nuovo, buttarli via, farci crescere delle piante o darli in pasto ai batteri.
2. Come si dorme a bordo Non troppo comodamente. La Stazione orbita attorno alla Terra ogni 90 minuti, tra il 57° parallelo Nord e il 57° parallelo Sud, e gli astronauti vivono, ogni giorno, 16 albe e 16 tramonti. Non ha molto senso, dunque, parlare di notte e di giorno: per ogni astronauta sono pianificate circa 5-6 ore di sonno. Ciascun membro dell’equipaggio ha a disposizione un piccolo alloggio personale, nella zona della Stazione chiamata Tranquillity –l’unico ambiente in cui si possa godere di una certa privacy –, con unsacco a pelo ancorato al muro: molti astronauti raccontano che il sogno più ricorrente è quello galleggiare nel vuoto.
3. Come si lavano i capelli Luca Parmitano non aveva di questi problemi, ma Samantha sì: lavarsi i capelli nello Spazio, come tutte le altre attività, richiede diversi accorgimenti. Karen Nyberg, una collega di Parmitano, ha spiegato come fare. Ci si cosparge dell’acqua sui capelli tramite un beccuccio (stando attenti a non far disperdere le gocce nella Stazione), bagnandoli fino alla punta e poi si friziona lo scalpo con shampoo che non necessita di risciacquo. Alla fine, niente phon: si attende semplicemente che l’acqua evapori da sola.
4. Come si usa il bagno Parliamo ancora di igiene personale. Quello della toilette è uno dei capitoli più interessanti: come si fanno i propri bisogni a 400 chilometri di quota? Anche in questo caso, il comfort è ridotto al minimo. Come spiega Sunita Williams, ex capitano della Stazione, l’equipaggio ha a disposizione un tubo con un imbuto giallo per l’urina e una sorta di scatola con buco per il bisogno “number two”, come dicono gli americani. Se il bagno è particolarmente spartano, comunque, lo stesso non si può dire per la carta igienica. Gli astronauti ne hanno a disposizione ben quattro tipi diversi.
5. Cosa fare nel tempo libero Tra esperimenti scientifici e (poco) sonno, sulla Stazione non c’è molto tempo libero. Luca Parmitano lo usava per scattare foto,Chris Hadfield (tra le altre cose) per scrivere canzoni, Greg Chamitoff giocava a scacchi, Sunita Williams correva maratone e triathlon. Cosa farà Samantha?
6. Come si cucinaLa Stazione è dotata di due scaldavivande, un frigorifero e undistributore d’acqua. I cibi solidi sono serviti su un vassoio magnetico dove sono attaccate le posate, mentre bevande e zuppe si sorseggiano tramite cannucce (per evitare la dispersione nella Stazione). Gli astronauti hanno a disposizione il cosiddetto bonus food, una scorta di cibo aggiuntivo e personalizzato che possono portare con sé dalla Terra. Luca Parmitano aveva scelto lasagna etiramisù. Samantha Cristoforetti ha scelto pietanze a base dipesce azzurro e carne bianca.
7. Come si smaltiscono le immondizieSemplice: si disintegrano. E l’inceneritore è la nostra atmosfera.Feci e oggetti da buttare (per esempio indumenti sporchi e strumenti rotti) vengono accatastatinella stiva dell’Atv (Veicolo automatico di trasferimento) dell’Esa. Quando è pieno, viene fatto tuffare nell’atmosfera a velocità ipersonica e si disintegra in circa 700 pezzi. “L’impatto sul nostro pianeta e sulla sua atmosfera”, precisa l’Esa, “è praticamente nullo”. L’unico pezzo dell’Atv chesopravvive è il motore, ma la traiettoria di rientro è calcolata in modo tale che i residui solidi si tuffino in una grande area disabitata dell’oceano Pacifico.
8. Come fa la Stazione a comunicare con la TerraÈ sempre l’Esa, tramite il suo Avamposto42, il sito dedicato aFutura, la missione di Samantha Cristoforetti, a spiegarlo. Le comunicazioni Iss-Terra sono possibili “grazie al sistema satellitare Tdrs (Tracking and Relay Data Satellites) che la Nasa si divide, per esempio, con l’esercito americano: questi satelliti sono in orbita geostazionaria (ovvero se si guarda il satellite dalla Terra sembra occupare in cielo sempre la stessa posizione) a 36mila chilometri e vengono usati come ripetitori per le comunicazioni e l’invio di dati per i veicoli spaziali – tra cui appunto la Iss”. I datidella Stazione comprendono sei canali video, i flussi degli esperimenti a bordo e la telemetria, e i collegamenti avvengono via radio sulle bande S e Ku.
9. Che acqua si beve a bordoL’acqua che bevono gli astronauti a bordo della Iss è sempre la stessa – quella che si ottiene attraverso il sistema di riciclo della Stazione (sì, anche dall’urina e da quella evaporata dai capelli, per esempio). Di tanto in tanto, però, i veicoli cargo che arrivano dalla Terra portano taniche da 400 litri di acqua fresca, prelevata dalPian del Mussa della centrale di Venaria e dalla centrale di Grugliasco.
10. Sesso nello Spazio: è possibile?Non si sa. A luglio scorso, l’agenzia spaziale russa aveva lanciato cinque gechi per studiare gli effetti della gravità sulla loro vita sessuale, ma sono tutti morti congelati.
Per quanto riguarda gli esseri umani, la situazione è ancora più nebulosa. Tempo fa, qualcuno aveva parlato di un esperimento Nasa per studiare gli effetti dei rapporti sessuali tra esseri umani nello Spazio – che però si è rivelato una bufala: per quanto ne sappiamo, nessuno ha mai fatto sesso nello Spazio, finora. Anche perché, dicono i medici, è molto difficile ottenere un’erezione a gravità zero.