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15/12/17

La NASA è pronta per annunciare una nuova scoperta (e potrebbe riguardare mondi alieni)

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La NASA ha annunciato un'eccezionale conferenza stampa, che potrebbe fornire delle risposte a grandi interrogativi su vita e mondi extraterrestri. L'evento, programmato per il 14 dicembre alle 19 (ora italiana), avrà come protagonista la nuova scoperta effettuata dal telescopio spaziale Kepler, il "cacciatore di pianeti", lo stesso che dal 2009 compie osservazioni alla ricerca di mondi alieni.
Poco è stato rivelato sul contenuto: ciò che sembra abbastanza certo è che l'annuncio riguarderà la scoperta di nuovi esopianeti, ovvero mondi più o meno della dimensione della Terra che orbitano intorno alla loro stella e che potrebbero - o almeno questa è la speranza di molti - ospitare la vita.
L'agenzia spaziale americana ha affermato che la scoperta è stata fatta grazie all'aiuto dell'intelligenza artificiale di Google, che ha permesso di analizzare i dati inviati sul nostro pianeta dal telescopio.
A spiegare la ricerca saranno quattro ingegneri e scienziati, che prenderanno parte alla conferenza stampa: Paul Hertz, direttore dell'Astrophysics division al quartier generale NASA a Washington, D.C., Jessie Dotson, scienziata specializzata nella missione di Kepler, presso l'Ames Research Center NASA presso Moffett Field, California, Christopher Shallue, senior software engineer presso Google AI a Mountain View, California e Andrew Vanderburg, astronomo della NASA.
A solleticare l'attenzione intorno a questo annuncio è proprio la possibilità che possa trattare argomenti da sempre affascinanti, come la ricerca di vita extraterrestre. Il telescopio Kepler è stato lanciato nel 2009 e, come riporta la NASA, è stato "specificatamente progettato per monitorare una porzione della nostra regione della Via Lattea e scoprire dozzine di pianeti simili alla Terra vicino o nella zona abitabile e determinare quante delle miliardi di stelle della nostra galassia posseggano pianeti". Il suo funzionamento prevede dunque l'impiego di un fotometro che monitora costantemente la luminosità di più di 145mila stelle. I dati sono poi trasmessi sulla Terra, dove vengono analizzati in cerca di periodiche diminuzioni di luminosità delle stelle causate da pianeti extrasolari che transitano di fronte alla loro stella.
Nell'aprile 2013 il team di Kepler aveva individuato 2740 candidati pianeti e confermato altri 121, mentre nel gennaio 2013 un gruppo di astronomi dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics ha stimato dai dati di Kepler che nella Via Lattea risiedano "almeno 17 miliardi" di esopianeti simili alla Terra".

21/11/15

Silenzio dalla stella dei misteri: niente alieni. Almeno per ora


Resi noti i risultati delle prime osservazioni della stella KIC 8462852, le cui emissioni di luce avevano fatto pensare alla presenza di civiltà extraterrestri




Spazio, i primi risultati sulla stella misteriosa escludono gli extraterrestriSIAMO soli nell'Universo? A metà ottobre eravamo convinti di avere la risposta. E non per via di presunti avvistamenti UFO, magrazie a KIC 8462852, una stella a circa 1480 anni luce da noi nella costellazione del Cigno. Le osservazioni di "Kepler", celebre telescopio spaziale cacciatore di pianeti intorno ad altre stelle, avevano infatti mostrato che  KIC 8462852 mostrava variazioni di luminosità molto grandi rispetto alle altre stelle. Un comportamento decisamente anomalo, che aveva fatto pensare addirittura alla presenza di "megastrutture" costruite dagli alieni. Senza farsi prendere da facili entusiasmi, gli astronomi del progetto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) si sono subito attivati per puntare verso la stella una serie di radiotelescopi, nella speranza di captare un qualche tipo di segnale da ET. Dopo due settimane di "ascolto", il team di SETI ha reso noti i primi risultati di queste osservazioni, che hanno smorzato rapidamente gli entusiasmi. Nessun segnale è stato infatti osservato dalle antenne dell'Allen Telescope Array, il sistema di antenne scelto per ascoltare la stella misteriosa. Gli astronomi restano quindi cauti, sottolineando che molto probabilmente alla base dell'anomalia osservata c'è un fenomeno naturale. Ma fanno anche notare come le osservazioni siano state abbastanza limitate, e che l'assenza di segnale non implica necessariamente che intorno a KIC 8462852 non ci sia nessuno.

Cosa c'è di strano? L'anomalia osservata in KIC 8462852 è certamente piena di misteri. Le osservazioni del telescopio spaziale "Kepler" l'hanno fatta uscire dall'anonimato, e in breve tempo per tutti è diventata "la stella di Tabby" in onore dell'astronoma Tabetha Boyajian che ha guidato il primo studio di questa stella. Ma cosa c'è di strano in questa stella? Il telescopio "Kepler" è specializzato nella ricerca di pianeti extrasolari guardando le piccole variazioni di flusso luminoso di una stella quando un pianeta le transita di fronte. "Kepler" è uno strumento molto sensibile e capace di apprezzare variazioni di flusso molto piccole, nell'ordine di pochi punti percentuali, come accade per la maggior parte dei transiti osservati finora. Ma per la stella KIC 8462852 le variazioni osservate sono decisamente maggiori: un primo transito ha causato un calo di flusso del 15%, mentre un secondo transito, che è durato per molti giorni, ha portato un calo del 22%. Una variazione di flusso decisamente strana per i pianeti extrasolari visti da "Kepler", che ha subito scatenato un dibattito nella comunità scientifica.

Comete contro alieni. Una delle spiegazioni suggerite per spiegare il fenomeno è stata la presenza di uno sciame molto grande di comete, forse destabilizzate dal passaggio di un'altra stella nei pressi di  KIC 8462852. Questa "nuvola di comete", simile alla nube di Oort che pensiamo esista ai bordi del Sistema Solare, potrebbe aver causato la variazione di luminosità. Una spiegazione basata su un fenomeno naturale, che non chiama in causa per forza gli alieni. Ma durante un'intervista rilasciata a The Atlantic, l'astronomo americano Jason Wright, che lavora alla Penn State University, aveva suggerito una spiegazione alternativa dal tono fantascientifico. L'anomalia potrebbe essere stata causata da una megastruttura costruita dagli alieni, ad esempio un enorme sistema di pannelli solari capaci di raccogliere e immagazzinare l'energia della stella. Questa megastruttura assomiglierebbe cioè alle sfere di Dyson, che gli appassionati di Star Trek conoscono bene. Rese famose dall'astronomo Freeman Dyson negli anni Sessanta, si tratterebbe di strutture costruite da civiltà aliene molto evolute, realizzate per catturare l'energia emessa da una stella. Insomma, semplificando un pochino, una versione fantascientifica e super-avanzata dei comuni pannelli solari.

Spiando ET. Pur con le dovute cautele, un caso come KIC 8462852 merita di essere studiato a fondo. E mentre una parte della comunità scientifica era concentrata nel trovare un fenomeno naturale che spiegasse l'anomalia, un team di scienziati ha deciso di dare un'occhiata a questa stella più da vicino. Il team del Search for Extra-Terrestrial Intelligence, progetto dedicato alla ricerca di segnali di origine extraterrestre, hanno infatti puntato verso la stella l'Allen Telescope Array, un sistema di 4 radiotelescopi da 6 metri di diametro installati a qualche centinaio di chilometri a nord di San Francisco. Per due settimane si sono messi in ascolto della stella, per captare ogni possibile segnale di natura aliena. E i primi risultati hanno subito smorzato gli entusiasmi.

Silenzio radio. In un comunicato stampa associato ai primi risultati delle osservazioni, il team di SETI fa sapere che non sono stati osservati segnali degni di nota. La ricerca è stata condotta per due settimane, commentano gli scienziati, e si è concentrata in due particolari canali di ascolto. Il primo, concentrato intorno alla frequenza di 1 Hertz, dove secondo gli esperti del SETI gli alieni potrebbero mandare un segnale di saluto. Il secondo canale copriva un intervallo di frequenze più ampio ed era stato scelto per catturare i possibili segnali radio emessi da potenziali motori di astronavi. Dopotutto, ricorda il SETI, se si assume una civiltà capace di costruire pannelli solari nello spazio, è ragionevole aspettarsi la presenza di navicelle spaziali. Eppure, i dati raccolti in questi canali non mostrano alcuna evidenza di segnale. Questi risultati implicano che di certo eventuali segnali, se esistono, sono molto deboli, inferiori a 100 o 10 milioni di volte l'energia consumata da noi terrestri, a seconda che si consideri un segnale emesso in tutte le direzioni oppure concentrato in una direzione.

La ricerca continua. Questi risultati ci dicono che non è stato visto alcun segnale alieno di grande potenza. Del resto, se questa civiltà è così avanzata da costruire megastrutture, può certamente avere la tecnologia per inviare segnali potenti nello spazio. Ma se non intendesse emettere alcun messaggio di saluto? Questo spiegherebbe l'assenza di segnali intorno a 1 Herz, ammesso che le ipotesi del SETI siano corrette. E se non ci fossero più astronavi intorno alla stella, magari perché la civiltà aliena si è estinta? Sarebbe molto difficile captare ogni segnale di attività. Insomma, per chi è possibilista c'è ancora spazio per le speculazioni, e nel frattempo le ricerche nel campo SETI continuano. Il radiotelescopio dell'osservatorio di Green Bank verrà presto equipaggiato con un nuovo sistema di rivelatori capace di monitorare un milione di stelle, realizzando la più grande campagna di ricerca di segnali extraterrestri.

In ogni caso, circa KIC 8462852 gli scienziati di SETI preferiscono essere cauti: "La storia dell'astronomia ci insegna che ogni volta che abbiamo pensato di aver trovato un fenomeno dovuto ad attività extraterrestri ci sbagliavamo", sottolinea l'astronomo Seth Shostak del SETI. "Ma sebbene sia molto probabile che questo strano comportamento della stella sia dovuto alla natura e non agli alieni, è prudente controllare". Probabilmente si tratta di un fenomeno naturale, come lo sciame di comete "dirottate" dal passaggio di una stella vicina. O forse quelle megastrutture aliene esistono davvero, e sono ciò che resta di una civiltà intelligente scomparsa migliaia di anni fa. La cautela è d'obbligo. Ma sognare non costa nulla

03/02/15

Kepler scopre cinque antichissime copie della Terra



Una scoperta che potrebbe avere implicazioni straordinarie. Ad annunciarla, dalle pagine di una prestigiosa rivista scientifica, è il gruppo di ricerca guidato dall’astrofisico Tiago Campante. Con il suo team ha  individuato un sistema solare antichissimo, che ha oltre il doppio dell’età del nostro. E attorno a quel sole lontano, esistono ben 5 pianeti rocciosi quasi identici alla Terra.

IL SISTEMA SOLARE  KEPLER 444
IL SISTEMA SOLARE KEPLER 444

La notizia ha subito fatto il giro del mondo, perché aprescenari davvero importanti. Primo fra tutti, la possibilità- sempre più concreta- che la vita nell’Universo sia molto diffusa e si sia sviluppata fin da tempi remotissimi. Questo sistema solare paragonabile al nostro si sarebbe formato ben11, 2 miliardi di anni fa, quasi subito  (in termini astronomici, ovviamente) rispetto all’origine del cosmo: ricordiamo che la scienza ha fissato il Big Bang, l’inizio di tutto, a circa 13.7 miliardi di anni fa.

Dunque, mentre quei mondi alieni si andavano formando attorno alla loro stella, la Terra non esisteva, il Sole non esisteva. E quando, 4.5 miliardi di anni or sono, il nostro sistema solare ha incominciato la sua evoluzione per diventare quello che è adesso, quel suo gemello lontano  aveva già una volta e mezza la sua età attuale.

L’articolo è comparso sull’ Astrophysical Journal. Ad individuare questo sistema solare arcaico- il più antico mai trovato finora con pianeti rocciosi -  è stato, ancora una volta,  Kepler, il telescopio spaziale orbitante, che ha scovato i cinque corpi planetari durante il loro passaggio davanti alla loro stella ospite, Kepler 444. Si trova a 117 anni luce da noi, in direzione della Costellazione della Lira. Grazie ad un metodo chiamato astrosismologia,  è stato possibile appurare la sua data di nascita: appartiene alla prima generazione di astri apparsi nell’Universo.

LA PORZIONE DI VOLTA CELESTE CON LA COSTELLAZIONE DELLA LIRA
LA PORZIONE DI VOLTA CELESTE CON LA COSTELLAZIONE DELLA LIRA

Per Campante, ricercatore all’Università di Birmingham, in Gran Bretagna,  la scoperta potrebbe avere conseguenze di vasta portata: ”Ci potrà aiutare a definire quella che potremmo chiamare l’era della formazione dei pianeti. Ma già ora sappiamo che quelli delle dimensioni della Terra si sono formati molto presto nella storia dell’Universo e questo potrebbe implicare l’esistenza di forme di vita molto antiche nella nostra galassia”.

Nello specifico, però, è molto improbabile che i pianeti in orbita attorno a Kepler 444 possano ospitarla. Anche se la stella- una nana arancione- è più piccola e meno calda del nostro sole, essi sono così vicini da impiegare pochi giorni per compiere un’intera rivoluzione e – soprattutto- hanno temperature superficiali bollenti. Secondo i calcoli degli astronomi, la Fascia di Abitabilità- nella quale l’acqua si può mantenere allo stato liquido, senza evaporare né ghiacciare- è sei volte al di là del pianeta più esterno.

Eppure, questo sistema solare d’epoca ha galvanizzato i ricercatori. Aver trovato mondi rocciosi di dimensioni ridotte tanto antichi induce a pensare che molti altri simili possano nascondersi ovunque, nella Via Lattea, magari anche in zone più favorevoli, come ha spiegato il professor Bill Chaplin:  “Se alcuni di loro si sono formati nelle zone abitabili attorno alle loro stelle ospiti, allora avranno ambienti nei quali la vita può essersi sviluppata e potrebbe averlo fatto per molto tempo.”

IL TELESCOPIO SPAZIALE ORBITANTE KEPLER
IL TELESCOPIO SPAZIALE ORBITANTE KEPLER

Un concetto esplicitato al sito NewScientist.com dal collega americano Travis Metcalfe, astronomo dello Space Science Institute di Boulder, in Colorado. “Questi mondi significano che l’universo ha impiegato solo due miliardi di anni per costruire ipianeti rocciosi e che essi sono in giro da un bel po’. Se la vita ha bisogno di tempo per evolvere e di tanti luoghi per cercare di evolvere, il fatto che i pianeti rocciosi siano apparsi così presto nella storia della galassia significa che civiltà avanzatepotrebbero essere ovunque.”

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