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k
L'intelligenza artificiale potrebbe ben presto rimpiazzarci del tutto: negli ultimi giorni lo scienziato lo ha ribadito a più riprese,esortando anche a cercare una nuova casa planetaria.
10 applicazioni di intelligenza artificiale che forse già utilizzi
10 cose che forse non sai su Stephen Hawking
Resi noti i risultati delle prime osservazioni della stella KIC 8462852, le cui emissioni di luce avevano fatto pensare alla presenza di civiltà extraterrestri
Gli esseri umani dovrebbero iniziare a inviare messaggi a pianeti nelle zone abitabili nella speranza che forme di vita aliene ci potessero sentire, gli scienziati hanno detto.
Kepler Space Telescope ha catturato decine di migliaia di stelle nella costellazione del Cigno e Lyra
Kepler-186F, la Terra-formato pianeta prima convalidato in orbita una stella lontana nella zona abitabile
Il telescopio Kepler
Il pianeta più piccolo in assoluto al di fuori del nostro sistema solare è stato avvistato da Kepler Space Telescope della NASA - un pianeta roccioso di dimensioni simili alla Terra
Visualizzazione post con etichetta A caccia di vita nello spazio. Mostra tutti i post
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07/11/18
Addio a klepler si è spento il cacciatore di pianeti alieni - Presenze Misteriose
Il telescopio spaziale ha terminato il carburante. Lo ha annunciato la Nasa. In 10 anni di attività ha individuato 2.600 esopianeti, dimostrando che il nostro sistema solare ha molti sosia nell'universo. L'erede Tess, lanciato ad aprile, è già pronto a raccoglierne l'eredità
Per un telescopio che tramonta, ce ne è uno che sorge. Tess, lanciato dalla Nasa lo scorso aprile, è già pronto a ereditare l’etichetta di “cacciatore di pianeti”. A zoppicare nello spazio restano anche lo storico Hubble – 28 anni di immagini strepitose – e Chandra, da 19 anni specializzato nell’osservazione dell'universo a raggi X.
Quasi dieci anni di lavoro e 2.681 esopianeti scoperti. E’ andata ben oltre le aspettative, la vita del telescopio spaziale della Nasa Kepler. Oggi le sue scorte di idrazina, il carburante che gli permette di compiere manovre, puntare le zone di cielo da studiare e orientarsi verso Terra per spedire i dati e ricevere le istruzioni, si è esaurito. Lo ha annunciato l’agenzia spaziale americana. Erano un paio di mesi che il cacciatore di mondi alieni zoppicava. Dall’inizio di ottobre la sua capacità di puntare una stella lontana e di osservare eventuali, debolissimi cali della luminosità (segno che un pianeta stava orbitando davanti al suo disco) si era indebolita. Lo scienziato della Nasa William Boruki, primo direttore del programma scientifico di Kepler, ha sintetizzato così l'abilità del telescopio: “E’ come notare una pulce sul faro di un auto a 100 miglia di distanza”.
Dato per spacciato già una volta nel 2013, poi tornato a funzionare, Kepler oggi è sinonimo di ricerca della vita aliena. Grazie a lui abbiamo scoperto nuove Terre in altri sistemi solari: pianeti rocciosi potenzialmente capaci di ospitare la vita, che orbitano attorno a una stella. Una decina di essi sono osservati speciali: ricadono nella cosiddetta "Goldilocks zone" in cui si concentrano diversi parametri favorevoli alla presenza di acqua liquida in superficie e allo sviluppo di sistemi biologici. L’anno scorso Kepler ha trovato anche un gemello del nostro Sole con otto pianeti a ruotargli attorno.
Una scena davvero familiare. Viaggiando a 150 milioni di chilometri dalla Terra (distanza di tutta sicurezza), Kepler resterà d'ora in poi in un’orbita stabile attorno al Sole.Ci lascia in eredità una statistica da cui partire per cercare tracce di vita aliena: ogni stella della Via Lattea ha in media almeno un pianeta che gli ruota attorno. Nella nostra galassia, dunque, i pianeti sarebbero più numerosi delle stelle.
Per un telescopio che tramonta, ce ne è uno che sorge. Tess, lanciato dalla Nasa lo scorso aprile, è già pronto a ereditare l’etichetta di “cacciatore di pianeti”. A zoppicare nello spazio restano anche lo storico Hubble – 28 anni di immagini strepitose – e Chandra, da 19 anni specializzato nell’osservazione dell'universo a raggi X.
21/11/17
Gli alieni? Meglio non incontrarli
Il giudizio dell’astrofisico inglese Stephen Hawking arriva da un nuovo documentario che verrà trasmesso da Discovery Channel quest’anno. Ci sono voluti 3 anni per farlo e si intitola: "Stephen Hawking's Universe". Nella trasmissione, il celebre astrofisico e matematico britannico offre
il suo punto di vista su cosa potrebbe celarsi nello spazio profondo. La sua deduzione, stando a quanto dichiara al Times, è che gli alieni possono realmente esistere, ma è meglio per noi se non li incontriamo.
il suo punto di vista su cosa potrebbe celarsi nello spazio profondo. La sua deduzione, stando a quanto dichiara al Times, è che gli alieni possono realmente esistere, ma è meglio per noi se non li incontriamo.
“Stephen Hawking afferma che gli alieni esistono, ma è meglio non incontrarli...”
Logica matematica - Innanzitutto è matematicamente impossibile che non esistano altre forme di vita nell’immensità dell’Universo, su questo lo scienziato non ha dubbi. E nel documentario Hawking non è certo ottimista sul livello evolutivo di questi extraterrestri: molte forme di vita aliene potrebbero non essere troppo intelligenti, altre nemmeno troppo pericolose.
Come nel 1492 - Ma il contatto diretto con queste forme di vita potrebbe essere una mezza catastrofe per il genere umano: "Se gli alieni venissero davvero a farci visita, penso che sarebbe come quando Cristoforo Colombo è approdato in America, cioè un momento tragico per i nativi americani”. Hawking illustra perché potenzialmente questo incontro potrebbe avere risvolti negativi per gli Uomini: “per compiere un viaggio simile, dovrebbero usare astronavi enormi, costruite sfruttando tutte le risorse del loro pianeta natio. Questi esseri evoluti potrebbero trasformarsi in nomadi, alla ricerca di pianeti da conquistare e colonizzare.
Hawking: il nostro tempo come specie dominante sulla Terra sta per scadere
Le previsioni di uno che vede lontano.|
È un futuro a tinte fosche, quello prospettato da Stephen Hawking, ma è anche un atto di fede nelle umane possibilità. Ancora una volta lo scienziato è tornato a parlare della Terra di domani, della necessità di evolvere in una specie multiplanetaria e, di nuovo, dei rischi connessi agli sviluppi dell'intelligenza artificiale.
Qualche giorno fa, in un'intervista per la versione cartacea di Wired, a proposito dell'AI ha chiaramente affermato che
«l'umanità ha raggiunto un punto di non ritorno» e che l'intelligenza artificiale arriverà infine a un livello in cui sarà «una nuova forma di vita in grado di surclassare l'uomo».
«l'umanità ha raggiunto un punto di non ritorno» e che l'intelligenza artificiale arriverà infine a un livello in cui sarà «una nuova forma di vita in grado di surclassare l'uomo».
«Temo che l'intelligenza artificiale sorpasserà l'uomo completamente», ha spiegato: «così come siamo capaci di progettare virus per i computer, qualcuno progetterà un'intelligenza artificiale capace di migliorarsi e replicarsi.»
10 applicazioni di intelligenza artificiale che forse già utilizzi
LA NOSTRA PEGGIORE INVENZIONE. In una recente conferenza sulla tecnologia a Lisbona, Hawking ha anche detto che il potenziale di apprendimento delle AI è infinitoe potrebbe facilmente raggiungere e superare i limiti del cervello umano. Se è vero che i progressi nel campo dell'intelligenza artificiale possono portare benefici incredibili alla società, la linea di confine tra l'aiuto che possiamo ricevere dalla tecnologia e il pericolo che questa ci sfugga di mano è molto sottile. «L'AI potrebbe essere il più grande evento nella storia della nostra civiltà, oppure il peggiore».
10 cose che forse non sai su Stephen Hawking
ANDIAMO LÀ FUORI. Per questo occorre studiare con urgenza un nuovo programma spaziale che ci aiuti a trovare una sistemazione alternativa alla Terra. In una video-presentazione per il Tencent Web Summit tenutosi a Pechino il 5 novembre, Hawking ha anche dato un'idea delle tempistiche: abbiamo poco meno di 600 anni prima che la Terra sia dominata dalle macchine e resa inabitabile dagli effetti dei cambiamenti climatici.
In passato le sue stime erano state ancora più inquietanti: come termine ultimo per la singolarità- quel momento, nel vicino futuro, in cui i computer sorpasseranno l'uomo in tutte le sue capacità e svilupperanno un'intelligenza irraggiungibile - aveva posto un centinaio di anni.
Fonte : Focus.it
17/11/17
Gli extraterrestri visti dai ricercatori di Oxford sono fatti così|Guarda
Chi di noi non ha pianto vedendo E.T. di Spielberg? Bè, dimenticate l’adorabile extraterrestre con gli occhioni azzurri, il collo telescopico e la punta del dito luminosa. Perché, dice uno studio di tre zoologi di Oxford, non è affatto detto che il modo migliore (o comunque l’unico) per immaginare una forma di vita aliena sia quello di fare delle predizioni basate sull’osservazione di quanto accade sulla Terra.Ma gli alieni hanno gli occhi?
Nella nostra galassia ci sono 100 miliardi di pianeti. Nel 20 per cento dei casi si presume che essi si collochino in una zona dello spazio capace di produrre una biosfera. Anche nel caso in cui solo lo 0,001 per cento di essi avesse sviluppato una qualche forma di vita, vorrebbe dire che ci sono 200 mila pianeti abitabili nella nostra Galassia. Recentemente in America e in Europa si stanno facendo investimenti di centinaia di milioni di dollari per cercare di immaginare come potrebbe essere un’ipotetica forma di vita aliena. Ma il solo esempio che i ricercatori hanno a disposizione è la Terra. Partendo da quanto è accaduto sul nostro pianeta, si fanno delle previsioni statistiche sul grado di probabilità che gli stessi fenomeni siano accaduti altrove. Per esempio, siccome la maggior parte degli animali dispone di occhi, immaginiamo che anche gli extra-terrestri debbano averli. E siccome il carbonio è un elemento fondamentale della materia vivente (in un uomo che pesa 70 chili sono presenti circa 14 kg di carbonio) ipotizziamo che anche le forme di vita aliena siano a base di carbonio. Ma chi l’ha detto - dicono gli autori dello studio - che invece non siano fatti di silicone e senza occhi?
Elementare Watson, elementare
Moderni Sherlock Holmes, i tre ricercatori di Oxford, invece di applicare il calcolo statistico, hanno scelto di servirsi del metodo deduttivo. Sono partiti da un’assunzione: che qualunque forma di vita possa essersi sviluppata nello spazio debba aver subito una selezione naturale come quella teorizzata dall’evoluzionismo darwiniano. Perché? Perché, a meno che non ci si affidi alla teoria del disegno intelligente, il meccanismo di selezione naturale è il solo che permetta di spiegare la vita, ovvero l’esistenza di organismi che hanno lo scopo apparente di riprodurre se stessi. I ricercatori oxoniensi fanno l’esempio della giraffa. All’inizio vi erano esemplari con il collo di diverse lunghezze, ma quelli col collo più lungo, potendo arrivare a a mangiare anche le foglie dei rami più alti, avevano più chance di sopravvivere e quindi più tempo per riprodursi. Di conseguenza gradualmente la popolazione delle giraffe finì per essere dominata da esemplari con il collo lungo.
Gli organismi e le società evolute? Sopprimono i conflitti
L’evoluzione di forme di vita complessa sulla Terra - dicono ancora i tre zoologi - sembra essere dipesa da un ristretto numero di quelle che si definiscono «transizioni maggiori». In ogni processo di transizione un gruppo di individui che prima potevano riprodursi da soli si mettono insieme per costituire una organismo di livello superiore, una nuova e più complessa forma di vita in cui le singole parti cooperano e si sacrificano per il successo dell’insieme. Prendiamo il corpo umano. Perché le cellule della mano o del cuore non cercano di riprodursi da sole ma «si affidano» agli spermatozoi e agli ovuli? La stessa cosa succede nelle comunità di insetti sociali come le api che invece di riprodursi fra loro aiutano la regina madre a riprodursi. La ragione di questo apparente sacrificio da parte delle singole parti (mano, cuore) o dei singoli individui (api operaie) sta in quello che viene definito un allineamento di interessi. La mano ha tutto l’interesse a riprodursi ma «sa» che delegando gli spermatozoi/ovuli (o la regina madre nel caso delle api) ha più chance di ottenere l’effetto desiderato. La teoria evolutiva insomma dimostra che affinché si verifichi un processo di transizione da un singolo individuo a una realtà più complessa deve essere eliminato ogni elemento di conflitto. Lo stesso vale per qualsiasi forma di vita aliena immaginabile che sia più complessa di una semplice molecola che si autoreplichi o di un gigantesco blob.
«Ora non ci resta che trovarli»
Supponendo che anche gli extraterrestri siano passati attraverso fasi di transizione maggiori si possono fare un serie di ipotesi sulla loro natura: deve trattarsi di entità composte da sottoentità più piccole che collaborano fra loro avendo eliminato ogni conflitto interno oppure di un’organizzazione complessa e solidale come gli insetti sociali (termiti, formiche, api e vespe) o gli Ewoks di Star Wars. Nel disegno realizzato dall’illustratrice Helen Cooper appare un esemplare battezzato «The Octomite» composto da una serie di organi disposti in ordine gerarchico che svolgono ciascuno un compito diverso e che dipendono l’uno dall’altro. «Certo - ammette Sam Levin, primo firmatario dello studio - non siamo ancora in grado di dire se gli alieni camminano su due gambe o hanno grandi occhi verdi. Tuttavia possiamo affermare che esiste un livello di prevedibilità nell’evoluzione che potrebbe portarli ad avere un aspetto simile al nostro». Il che ridà qualche speranza agli appassionati di E.T., anche se il disegno dell’Ottomita non somiglia granché al simpatico extraterrestre realizzato da Carlo Rambaldi. Il modo migliore di immaginare come potrebbero essere fatti gli alieni, conclude lo studio, è combinando l’approccio meccanicistico basato sull’osservazione degli organismi terrestri con quello basato sula teoria evolutiva. «Ora non ci resta che trovarli».
Fonte : coriere della sera
01/10/17
Alieni, la scienziata Lina Tomasella: "Esistono, lo dimostra la matematica" Lisa Tomasella
Gli alieni esistono, ma le comunicazioni sono difficili a causa del rapporto spazio-tempo. Questa è la teoria che Lina Tomasella, una ricercatrice dell'Inaf-Osservatorio Astronomico di Padova, ha esposto in un'intervista a Il Giornale. La studiosa sostiene infatti che l'esistenza degli extraterrestri sia dimostrabile in base alle dimensioni dell'universo. "Esistono, è una questione di statistica - ha dichiarato la Tomasella -. Con così tanto spazio e con così tanti soli, ci sono tantissimi pianeti abitabili".
"I segnali spaziali che ancora non riusciamo a capire sono ancora tanti - ha proseguito - ma sogniamo che arrivino da qualche civiltà extraterrestre. Ci sono però difficoltà di comunicazione con la terra e dipendono dalla distanza spazio-tempo. Per ora pensare di curvare l'universo per trovare risposte è pura fantasia."
19/09/17
Siamo soli nell’universo? Ricerca dimostra come gli alieni possono rilevare i transiti terrestri
Ad oggi, tuttavia, non sono stati scoperti pianeti abitabili da cui una civiltà potrebbe scorgere la Terra con il nostro attuale livello di tecnologia
Nel tentativo di scoprire come gli alieni possano riuscire a rilevare la Terra, entrandovi in contatto, gli scienziati hanno scoperto che almeno nove esopaneti sarebbero ideali per osservare i transiti del nostro mondo. Gli scienziati della Queen’s University di Belfast e l’Istituto Max Planck per la Ricerca sul sistema solare, in Germania, sono andati a caccia del pianeta alieno dal quale si è in grado di individuare la Terra.
“I pianeti più grandi potrebbero naturalmente bloccare più luce mentre passano davanti alla loro stella“, ha dichiarato Robert Wells, uno studente di dottorato alla Queen’s University di Belfast. “Tuttavia il fattore più importante è, in realtà, quanto vicino il pianeta si trova alla sua stella madre – poiché i pianeti terrestri sono molto più vicini al Sole rispetto ai giganti gassosi e saranno i più probabili da rilevare in transito“, ha spiegato ancora Wells, anche autore dello studio pubblicato sulla rivista Monthly Notices della Royal Astronomical Society.
Per cercare mondi dove possibili civiltà potrebbero avere migliori chance di scoprire il nostro Sistema Solare, gli astronomi hanno esplorato parti del cielo dal quale si poteva vedere più di un pianeta, attraversando il “volto” del Sole. Hanno trovato che tre pianeti possono essere osservati da qualsiasi parte del sistema solare e che non tutte le combinazioni dei tre pianeti sono possibili. “Stiamo stimando che un osservatore posizionato in modo casuale abbia circa 1 chance su 40 di osservare almeno un pianeta“, ha dichiarato Katja Poppenhaeger, dell’Università di Queen’s di Belfast.
Delle migliaia di esopaneti noti, il team scientifico ha identificato sessantacinque mondi. Di questi, gli alieni potrebbero vederne uno o più del nostro sistema solare tra quelli che transitano il Sole. Nove di questi pianeti sono ideali per osservare i transiti della Terra, anche se nessuno dei mondi è considerato abitabile.
Inoltre, il team ha stimato che ci dovrebbero essere circa dieci mondi non ancora scoperti, posizionati favorevolmente per rilevare la Terra e sono in grado di sostenere la vita come la conosciamo. Ad oggi, tuttavia, non sono stati scoperti pianeti abitabili da cui una civiltà potrebbe scorgere la Terra con il nostro attuale livello di tecnologia.
22/11/15
UFO: PER L'ASTRONAUTA GUIDONI C'È VITA NELLO SPAZIO
Il primo astronauta italiano ad aver volato nello spazio con lo Shuttle sostiene la possibilità che nell'universo vi siano altre forme di vita.
Umberto Guidoni è stato il primo astronauta italiano a salire su uno Shuttle. Questo è successo 19 anni fa e fu un vero e proprio evento per il nostro paese. L'astronauta è tornato a parlare delle sue esperienze in un convegno, che si è svolto a Palermo negli scorsi giorni. Egli in particolare si è soffermato a parlare di quanto potuto notare nella sua personale esperienza di esplorazione del cosmo. Le parole dell'astronauta italiano hanno molto colpito la platea venuta ad ascoltarlo. Una delle questioni che ha destato maggiori attenzioni da parte dei partecipanti è stata sicuramente quella relativa alla sua personale opinione circa l'esistenza di forme di vita diversa da quella umana.
Guidoni crede alla possibilità di vita aliena, ma non agli ufo
Guidoni ha dichiarato di ritenere, con buona probabilità, possibile la presenza di altre forme di vita nell'universo. Basti pensare che appurata l'esistenza di miliardi di pianeti nell'universo, sono davvero alte le probabilità che esistano altri, che abbiano condizioni simili alle nostre e dunque adatte ad ospitare la vita. Insomma, anche un addetto ai lavori e fonte autorevole ritiene plausibile una simile eventualità. Ovviamente questo in automatico non vuol dire credere agli Ufo. Infatti Guidoni da questo punto di vista mette le mani avanti affermando che pur ammettendo l'esistenza di vita aliena non crede ai vari avvistamenti di oggetti volanti non identificati. Fenomeno che ormai quasi quotidianamente caratterizza le cronache di tutti i paesi del mondo.
Guidoni, improbabile un incontro tra civiltà a causa delle distanze
L'astronauta italiano ritiene molto difficile, viste le distanze siderali tra la Terra e gli altri ipotetici pianeti con condizioni ideali per ospitare la vita, un contatto tra diverse 'civiltà'. Ovviamente Umberto Guidoni ammette anche che qualora questo incontro in futuro dovesse avvenire per l'umanità sarebbe un qualcosa di epocale che finirebbe per sconvolgere completamente il modo stesso di concepire la vita.
21/11/15
Silenzio dalla stella dei misteri: niente alieni. Almeno per ora
Resi noti i risultati delle prime osservazioni della stella KIC 8462852, le cui emissioni di luce avevano fatto pensare alla presenza di civiltà extraterrestri
Spazio, i primi risultati sulla stella misteriosa escludono gli extraterrestriSIAMO soli nell'Universo? A metà ottobre eravamo convinti di avere la risposta. E non per via di presunti avvistamenti UFO, magrazie a KIC 8462852, una stella a circa 1480 anni luce da noi nella costellazione del Cigno. Le osservazioni di "Kepler", celebre telescopio spaziale cacciatore di pianeti intorno ad altre stelle, avevano infatti mostrato che KIC 8462852 mostrava variazioni di luminosità molto grandi rispetto alle altre stelle. Un comportamento decisamente anomalo, che aveva fatto pensare addirittura alla presenza di "megastrutture" costruite dagli alieni. Senza farsi prendere da facili entusiasmi, gli astronomi del progetto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) si sono subito attivati per puntare verso la stella una serie di radiotelescopi, nella speranza di captare un qualche tipo di segnale da ET. Dopo due settimane di "ascolto", il team di SETI ha reso noti i primi risultati di queste osservazioni, che hanno smorzato rapidamente gli entusiasmi. Nessun segnale è stato infatti osservato dalle antenne dell'Allen Telescope Array, il sistema di antenne scelto per ascoltare la stella misteriosa. Gli astronomi restano quindi cauti, sottolineando che molto probabilmente alla base dell'anomalia osservata c'è un fenomeno naturale. Ma fanno anche notare come le osservazioni siano state abbastanza limitate, e che l'assenza di segnale non implica necessariamente che intorno a KIC 8462852 non ci sia nessuno.
Cosa c'è di strano? L'anomalia osservata in KIC 8462852 è certamente piena di misteri. Le osservazioni del telescopio spaziale "Kepler" l'hanno fatta uscire dall'anonimato, e in breve tempo per tutti è diventata "la stella di Tabby" in onore dell'astronoma Tabetha Boyajian che ha guidato il primo studio di questa stella. Ma cosa c'è di strano in questa stella? Il telescopio "Kepler" è specializzato nella ricerca di pianeti extrasolari guardando le piccole variazioni di flusso luminoso di una stella quando un pianeta le transita di fronte. "Kepler" è uno strumento molto sensibile e capace di apprezzare variazioni di flusso molto piccole, nell'ordine di pochi punti percentuali, come accade per la maggior parte dei transiti osservati finora. Ma per la stella KIC 8462852 le variazioni osservate sono decisamente maggiori: un primo transito ha causato un calo di flusso del 15%, mentre un secondo transito, che è durato per molti giorni, ha portato un calo del 22%. Una variazione di flusso decisamente strana per i pianeti extrasolari visti da "Kepler", che ha subito scatenato un dibattito nella comunità scientifica.
Comete contro alieni. Una delle spiegazioni suggerite per spiegare il fenomeno è stata la presenza di uno sciame molto grande di comete, forse destabilizzate dal passaggio di un'altra stella nei pressi di KIC 8462852. Questa "nuvola di comete", simile alla nube di Oort che pensiamo esista ai bordi del Sistema Solare, potrebbe aver causato la variazione di luminosità. Una spiegazione basata su un fenomeno naturale, che non chiama in causa per forza gli alieni. Ma durante un'intervista rilasciata a The Atlantic, l'astronomo americano Jason Wright, che lavora alla Penn State University, aveva suggerito una spiegazione alternativa dal tono fantascientifico. L'anomalia potrebbe essere stata causata da una megastruttura costruita dagli alieni, ad esempio un enorme sistema di pannelli solari capaci di raccogliere e immagazzinare l'energia della stella. Questa megastruttura assomiglierebbe cioè alle sfere di Dyson, che gli appassionati di Star Trek conoscono bene. Rese famose dall'astronomo Freeman Dyson negli anni Sessanta, si tratterebbe di strutture costruite da civiltà aliene molto evolute, realizzate per catturare l'energia emessa da una stella. Insomma, semplificando un pochino, una versione fantascientifica e super-avanzata dei comuni pannelli solari.
Spiando ET. Pur con le dovute cautele, un caso come KIC 8462852 merita di essere studiato a fondo. E mentre una parte della comunità scientifica era concentrata nel trovare un fenomeno naturale che spiegasse l'anomalia, un team di scienziati ha deciso di dare un'occhiata a questa stella più da vicino. Il team del Search for Extra-Terrestrial Intelligence, progetto dedicato alla ricerca di segnali di origine extraterrestre, hanno infatti puntato verso la stella l'Allen Telescope Array, un sistema di 4 radiotelescopi da 6 metri di diametro installati a qualche centinaio di chilometri a nord di San Francisco. Per due settimane si sono messi in ascolto della stella, per captare ogni possibile segnale di natura aliena. E i primi risultati hanno subito smorzato gli entusiasmi.
Silenzio radio. In un comunicato stampa associato ai primi risultati delle osservazioni, il team di SETI fa sapere che non sono stati osservati segnali degni di nota. La ricerca è stata condotta per due settimane, commentano gli scienziati, e si è concentrata in due particolari canali di ascolto. Il primo, concentrato intorno alla frequenza di 1 Hertz, dove secondo gli esperti del SETI gli alieni potrebbero mandare un segnale di saluto. Il secondo canale copriva un intervallo di frequenze più ampio ed era stato scelto per catturare i possibili segnali radio emessi da potenziali motori di astronavi. Dopotutto, ricorda il SETI, se si assume una civiltà capace di costruire pannelli solari nello spazio, è ragionevole aspettarsi la presenza di navicelle spaziali. Eppure, i dati raccolti in questi canali non mostrano alcuna evidenza di segnale. Questi risultati implicano che di certo eventuali segnali, se esistono, sono molto deboli, inferiori a 100 o 10 milioni di volte l'energia consumata da noi terrestri, a seconda che si consideri un segnale emesso in tutte le direzioni oppure concentrato in una direzione.
La ricerca continua. Questi risultati ci dicono che non è stato visto alcun segnale alieno di grande potenza. Del resto, se questa civiltà è così avanzata da costruire megastrutture, può certamente avere la tecnologia per inviare segnali potenti nello spazio. Ma se non intendesse emettere alcun messaggio di saluto? Questo spiegherebbe l'assenza di segnali intorno a 1 Herz, ammesso che le ipotesi del SETI siano corrette. E se non ci fossero più astronavi intorno alla stella, magari perché la civiltà aliena si è estinta? Sarebbe molto difficile captare ogni segnale di attività. Insomma, per chi è possibilista c'è ancora spazio per le speculazioni, e nel frattempo le ricerche nel campo SETI continuano. Il radiotelescopio dell'osservatorio di Green Bank verrà presto equipaggiato con un nuovo sistema di rivelatori capace di monitorare un milione di stelle, realizzando la più grande campagna di ricerca di segnali extraterrestri.
In ogni caso, circa KIC 8462852 gli scienziati di SETI preferiscono essere cauti: "La storia dell'astronomia ci insegna che ogni volta che abbiamo pensato di aver trovato un fenomeno dovuto ad attività extraterrestri ci sbagliavamo", sottolinea l'astronomo Seth Shostak del SETI. "Ma sebbene sia molto probabile che questo strano comportamento della stella sia dovuto alla natura e non agli alieni, è prudente controllare". Probabilmente si tratta di un fenomeno naturale, come lo sciame di comete "dirottate" dal passaggio di una stella vicina. O forse quelle megastrutture aliene esistono davvero, e sono ciò che resta di una civiltà intelligente scomparsa migliaia di anni fa. La cautela è d'obbligo. Ma sognare non costa nulla
Cosa c'è di strano? L'anomalia osservata in KIC 8462852 è certamente piena di misteri. Le osservazioni del telescopio spaziale "Kepler" l'hanno fatta uscire dall'anonimato, e in breve tempo per tutti è diventata "la stella di Tabby" in onore dell'astronoma Tabetha Boyajian che ha guidato il primo studio di questa stella. Ma cosa c'è di strano in questa stella? Il telescopio "Kepler" è specializzato nella ricerca di pianeti extrasolari guardando le piccole variazioni di flusso luminoso di una stella quando un pianeta le transita di fronte. "Kepler" è uno strumento molto sensibile e capace di apprezzare variazioni di flusso molto piccole, nell'ordine di pochi punti percentuali, come accade per la maggior parte dei transiti osservati finora. Ma per la stella KIC 8462852 le variazioni osservate sono decisamente maggiori: un primo transito ha causato un calo di flusso del 15%, mentre un secondo transito, che è durato per molti giorni, ha portato un calo del 22%. Una variazione di flusso decisamente strana per i pianeti extrasolari visti da "Kepler", che ha subito scatenato un dibattito nella comunità scientifica.
Comete contro alieni. Una delle spiegazioni suggerite per spiegare il fenomeno è stata la presenza di uno sciame molto grande di comete, forse destabilizzate dal passaggio di un'altra stella nei pressi di KIC 8462852. Questa "nuvola di comete", simile alla nube di Oort che pensiamo esista ai bordi del Sistema Solare, potrebbe aver causato la variazione di luminosità. Una spiegazione basata su un fenomeno naturale, che non chiama in causa per forza gli alieni. Ma durante un'intervista rilasciata a The Atlantic, l'astronomo americano Jason Wright, che lavora alla Penn State University, aveva suggerito una spiegazione alternativa dal tono fantascientifico. L'anomalia potrebbe essere stata causata da una megastruttura costruita dagli alieni, ad esempio un enorme sistema di pannelli solari capaci di raccogliere e immagazzinare l'energia della stella. Questa megastruttura assomiglierebbe cioè alle sfere di Dyson, che gli appassionati di Star Trek conoscono bene. Rese famose dall'astronomo Freeman Dyson negli anni Sessanta, si tratterebbe di strutture costruite da civiltà aliene molto evolute, realizzate per catturare l'energia emessa da una stella. Insomma, semplificando un pochino, una versione fantascientifica e super-avanzata dei comuni pannelli solari.
Spiando ET. Pur con le dovute cautele, un caso come KIC 8462852 merita di essere studiato a fondo. E mentre una parte della comunità scientifica era concentrata nel trovare un fenomeno naturale che spiegasse l'anomalia, un team di scienziati ha deciso di dare un'occhiata a questa stella più da vicino. Il team del Search for Extra-Terrestrial Intelligence, progetto dedicato alla ricerca di segnali di origine extraterrestre, hanno infatti puntato verso la stella l'Allen Telescope Array, un sistema di 4 radiotelescopi da 6 metri di diametro installati a qualche centinaio di chilometri a nord di San Francisco. Per due settimane si sono messi in ascolto della stella, per captare ogni possibile segnale di natura aliena. E i primi risultati hanno subito smorzato gli entusiasmi.
Silenzio radio. In un comunicato stampa associato ai primi risultati delle osservazioni, il team di SETI fa sapere che non sono stati osservati segnali degni di nota. La ricerca è stata condotta per due settimane, commentano gli scienziati, e si è concentrata in due particolari canali di ascolto. Il primo, concentrato intorno alla frequenza di 1 Hertz, dove secondo gli esperti del SETI gli alieni potrebbero mandare un segnale di saluto. Il secondo canale copriva un intervallo di frequenze più ampio ed era stato scelto per catturare i possibili segnali radio emessi da potenziali motori di astronavi. Dopotutto, ricorda il SETI, se si assume una civiltà capace di costruire pannelli solari nello spazio, è ragionevole aspettarsi la presenza di navicelle spaziali. Eppure, i dati raccolti in questi canali non mostrano alcuna evidenza di segnale. Questi risultati implicano che di certo eventuali segnali, se esistono, sono molto deboli, inferiori a 100 o 10 milioni di volte l'energia consumata da noi terrestri, a seconda che si consideri un segnale emesso in tutte le direzioni oppure concentrato in una direzione.
La ricerca continua. Questi risultati ci dicono che non è stato visto alcun segnale alieno di grande potenza. Del resto, se questa civiltà è così avanzata da costruire megastrutture, può certamente avere la tecnologia per inviare segnali potenti nello spazio. Ma se non intendesse emettere alcun messaggio di saluto? Questo spiegherebbe l'assenza di segnali intorno a 1 Herz, ammesso che le ipotesi del SETI siano corrette. E se non ci fossero più astronavi intorno alla stella, magari perché la civiltà aliena si è estinta? Sarebbe molto difficile captare ogni segnale di attività. Insomma, per chi è possibilista c'è ancora spazio per le speculazioni, e nel frattempo le ricerche nel campo SETI continuano. Il radiotelescopio dell'osservatorio di Green Bank verrà presto equipaggiato con un nuovo sistema di rivelatori capace di monitorare un milione di stelle, realizzando la più grande campagna di ricerca di segnali extraterrestri.
In ogni caso, circa KIC 8462852 gli scienziati di SETI preferiscono essere cauti: "La storia dell'astronomia ci insegna che ogni volta che abbiamo pensato di aver trovato un fenomeno dovuto ad attività extraterrestri ci sbagliavamo", sottolinea l'astronomo Seth Shostak del SETI. "Ma sebbene sia molto probabile che questo strano comportamento della stella sia dovuto alla natura e non agli alieni, è prudente controllare". Probabilmente si tratta di un fenomeno naturale, come lo sciame di comete "dirottate" dal passaggio di una stella vicina. O forse quelle megastrutture aliene esistono davvero, e sono ciò che resta di una civiltà intelligente scomparsa migliaia di anni fa. La cautela è d'obbligo. Ma sognare non costa nulla
06/05/15
Nasa, la rivelazione: un suono misterioso dallo spazio, gli alieni vogliono comunicare con noi?
I primi ad essere stupiti sono gli scienziati della Nasa: sono stati scoperti misteriosi rumori a circa 36 chilometri dalla superficie terrestre. Si tratta di un infrasuono registrato da un microfono a infrarossi durante l'esercitazione di uno studente. Quest'ultimo, Daniel Bowman, iscritto all'università del North Carolina, stava facendo alcuni studi e ad un tratto ha intercettato il suono e ha poi spiegato: "Sembra qualcosa di molto simile al suono di un X-Files. Questo suono potrebbe arrivare dal limite estremo dello spazio". Per rendere questo suono percepibile all'orecchio umano è stato necessario lavorarci, perché altrimenti non sarebbe stato possibile ascoltarlo. Il fatto, quindi, è ancor più misterioso, tanto che persino la Nasa, come detto, non è riuscita a fornire una spiegazione logica a riguardo, almeno per ora. Tra mistero, fantasia e logica sono già molti a pensare che si tratti di un messaggio alieno, di sicuro è un contatto con qualcosa o qualcuno di cui fino ad oggi si ignorava l'esistenza.
19/02/15
Dovremmo fare il primo contatto: gli scienziati dicono che è tempo per la ricerca di alieni
Esperti spaziali negli Stati Uniti dicono che è il momento di cercare attivamente di contattare vita intelligente su altri mondi - ma altri sostengono che potrebbe essere pericoloso
Spazio esperti alla ricerca di Extra vita terrestre (SETI) progetto ha detto che è giunto il momento di smettere di ascoltare passivamente per segni di intelligenza in altri mondi e iniziare attivamente in cerca di contatto.
Kepler Space Telescope ha catturato decine di migliaia di stelle nella costellazione del Cigno e Lyra
SETI è stata fondata 20 anni fa per monitorare il cosmo per i segnali di vita aliena e coinvolge astrofisici provenienti da istituzioni come la Harvard University e la University of California. Tuttavia come primi mesi del 1960 gli scienziati scrutavano spazio di indizi per altre civiltà.
Douglas Vakoch, il direttore di Interstellar Messaggio Composizione presso l'Istituto SETI, ha detto che dovremmo ora cominciamo elaborare un messaggio da inviare a pianeti che sono stati recentemente scoperti nella "zona di Goldilocks" - aree di spazio in cui è né troppo calda né troppo fredda per la vita di esistere.
Kepler-186F, la Terra-formato pianeta prima convalidato in orbita una stella lontana nella zona abitabile
"Da oltre mezzo secolo, gli scienziati impegnati nella ricerca di intelligenze extraterrestri hanno cercato prove dell'esistenza di altre civiltà ricercando segnali radio intenzionali", ha detto
"Mentre ci muoviamo verso il prossimo mezzo secolo dobbiamo ampliare le nostre strategie, quindi siamo non solo passivamente l'ascolto, ma anche la trasmissione di segnali ricchi di informazioni intenzionali.
"Con i recenti rilevazioni di pianeti simili alla Terra nelle zone abitabili di altre stelle, abbiamo obiettivi naturale di tali progetti di trasmissione.
"Dovremmo ripetutamente bersaglio di una serie di stelle vicine nel corso di diversi mesi o anni."
Il telescopio Kepler
Della NASA Kepler telescopio ha finora trovato più di 3.800 pianeti nelle zone abitabili che potrebbe contenere acqua allo stato liquido, e la vita.Gli esperti dicono che li designa con un segnale è la migliore speranza di entrare in contatto con nuovi mondi.
Tuttavia, il contenuto di un messaggio è stato oggetto di accesi dibattiti.Per scoprire che cosa gli esseri umani vorrebbero dire agli stranieri, SETI ha fondato un sito chiamato Terra parla e ha chiesto alla gente di elaborare un messaggio interstellare.
Il pianeta più piccolo in assoluto al di fuori del nostro sistema solare è stato avvistato da Kepler Space Telescope della NASA - un pianeta roccioso di dimensioni simili alla Terra
Mentre le donne tendono a offrire amicizia, e anche caffè e biscotti in loro missive, gli uomini sono stati più propensi a parlare di scienza e informazioni sulla loro civiltà. Nel complesso il tema principale è stato chiesto aiuto dagli alieni, piuttosto che cercare di impartire la saggezza della Terra.
Mr Vakoch detto gli esseri umani hanno un "complesso di inferiorità cosmico" e scontato che gli extraterrestri saranno più tecnologicamente avanzati di noi e così non hanno nulla da imparare.
Ma ha aggiunto: «Il genere umano ha una gamma di esperienze e intuizioni che non può essere immaginato da qualsiasi altra civiltà.
"Anche se gli extraterrestri potrebbero essere più tecnologicamente avanzate siamo, non saranno mai più umano. E 'l'ampiezza della nostra esperienza umana che dovremmo convogliare nei nostri messaggi interstellari."
Gli esperti di SETI dicono che i governi devono iniziare a lavorare insieme per elaborare il messaggio. L'attrezzatura per l'invio di messaggi di base esiste già e gli scienziati dicono che la riluttanza 'più politico che tecnico.'
Seth Shostak, astronomo senior e Direttore del Centro per la ricerca SETI, ha detto che alcune persone resistito l'approccio, temendo che potesse avvertire la nostra presenza a pericolose razze extraterrestri.
"E 'molto discutibile", ha detto, "Ci sono alcune persone che pensano che questo potrebbe essere pericoloso.
"L'idea che si sta in qualche modo mettendo in pericolo la Terra non credo che detiene l'acqua perché siamo stati trasmettiamo nello spazio volenti o nolenti dopo la seconda guerra mondiale - televisioni, radio FM e radar.
"Questi segnali sono in corso nello spazio per anni 70 somethng quindi sono piuttosto lontano e ogni società che potrebbero venire sulla Terra e bruciare il Belgio, se pensano che lo meritano, è pienamente in grado di raccogliere queste trasmissioni."
Ma ammette che si tratta di un gioco d'azzardo se gli alieni in visita verrà in pace.
"Nessuno sa se sono gentili o no", ha aggiunto.
"Potresti essere ottimista e pensare che sono tutti gentili o figure sono come quelle nei film e hellbent alla distruzione. Ho il sospetto che ci sia tutta una serie.
"La Terra è stata abbandonata per 4000 milioni anno con la vita su di essa e nessuno è pensato per distruggerla.
"Può essere che vogliono proseltyse. L'altra cosa è che sono semplicemente interessati alla cultura - che è ciò che è speciale su di noi.Forse sono interessati ad rock 'n' roll. Forse vogliono Cliff Richard. "
Tuttavia scienziato e futurologo americano David Brin ritiene che sia un errore cercare e contattare mondi alieni.
"Noi siamo la più giovane di tutte le razze tecnologiche nel cosmo, come un bambino orfano che si ritrova improvvisamente si vagare una strana giungla che è tranquillo, troppo tranquillo," ha detto.
"Forse avete il tipo di personalità che dice:« Che diamine! Potrei anche gridare e vedere cosa succede! "
"E 'tutto molto bene se l'unica che si sta mettendo a rischio è te stesso, ma quando viene istituito anche che il rischio sui nostri figli -. Tutta l'umanità e il nostro pianeta - è troppo chiedere che discutiamo per primo?"
Gli scienziati parlavano presso l'Associazione annuale per l'avanzamento della scienza AAAS conferenza annuale a San Jose.
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