L’ipotesi principale è che i due punti luminosi siano dovuti a materiali super-riflettenti, come ghiaccio esposto di recente o acqua ad alto contenuto di sale. La risposta definitiva ad aprile
Mentre Dawn si avvicina sempre più al suo rendezvous conCerere, previsto per il 6 marzo, si continua a parlare dellemisteriose macchie luminose scoperte dalle ultime foto dellasonda. La verità si scoprirà quando Dawn raggiungerà il protopianeta, e, assicurano dalla Nasa, verrà rivelata in tempo reale durante le manovre di avvicinamento. Nel frattempo comunque i ricercatori della missione Dawn sembrano avere le idee sempre più chiare sulle possibili cause di questo strano fenomeno: l’ipotesi più plausibile, per ora, è che si tratti di unmateriale estremamente riflettente, ad alto contenuto di ghiaccioo di sale.
“Le macchie sono assolutamente sorprendenti”, ha spiegato CarolRaymond, vicedirettrice del team della missione Dawn, durante una conferenza stampa tenutasi negli scorsi giorni. “Il team è estremamente eccitato da questo fenomeno, perché rappresenta una caratteristica unica nell’intero Sistema Solare”.
Le analisi dei ricercatori della Nasa sembrano escludere intanto una delle ipotesi emerse nelle scorse settimane, e cioè che le macchie siano generate da un criovulcano, ovvero un vulcano che vomita ghiaccio. Studiando con attenzione le fotografie non si troverebbe infatti traccia di rilievi, crepacci o aperture compatibili con un vulcano nel cratere dove sono state fotografate le duechiazze luminose.
Altra ipotesi (non molto scientifica) a essere esclusa definitivamente è che i due punti luminosi siano generati da unafonte di luce sulla superficie di Cerere (ipotesi preferita ovviamente da chi sperava di interpretarle come indizio di una vita intelligente sul protopianeta).
“Abbiamo seguito le due luci fino a quando hanno raggiunto il terminatore (o linea grigia, cioè il punto che divide la notte dal giorno, ndr.)”, ha spiegato Chris Russell, uno dei membri del team della Nasa. “Le due macchie si spengono una volta raggiunto il terminatore”. E dunque, sottolinea lo scienziato, non sono compatibili con fonti di luce, ma con un materiale che riflette quella del Sole.
La spiegazione più plausibile, dunque, è che a produrre le due macchie siano materiali ultra-riflettenti, come ghiaccio esposto di recente (per esempio dall’impatto di un meteorite), o una pozza diacqua, tenuta allo stato liquido da un alto contenuto di sale. Per sapere con certezza di cosa si tratti non resta dunque che attendere l’arrivo della sonda in prossimità di Cerere. Un’attesa che durerà però ancora qualche settimana. Dawn infatti raggiungerà l’orbita prevista dopodomani (il 6 marzo), ma entrerà poi nella zona d’ombra del protopianeta, e non potrà quindi inviare dati scientifici fino ad aprile.
A quel punto inizierà la missione vera e propria, che dovrebbe svelare la natura delle due misteriose macchie, e, si spera, molti altri segreti nascosti sulla superficie di Cerere. La sonda rimarrà attiva per 16 mesi, arrivando progressivamente fino a una distanza di 375 chilometri dal protopianeta, e raccogliendo immagini e dati scientifici di ogni tipo. Al termine di questa fase il team della Nasa dovrà quindi valutare le riserve di idrazina (il carburante della sonda) ancora disponibili, per decidere se estendere o meno la missione.