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14/12/14

Presenze misteriose tra fascino e leggenda

Un bambino biondo con gli occhi azzurri sacrificato per scovare i tesori dei Rufolo; un monaco demoniaco che infesterebbe un convento abbandonato oppure una duchessa d'altri tempi che ancora piangerebbe la morte del suo sposo. Queste sono alcune delle leggende che vorrebbero nel salernitano la presenza di fantasmi.

Un nuova ventata di curiositá da qualche tempo si è levata attorno alle anime disincarnate. Nei luoghi dove si dice si manifestino gli spiriti, sono anche nati ricchi affari, come nel caso del Castello di Montebello, in Romagna, che attira centinaia di visitatori paganti, che arrivano fin lì sulle tracce del fantasma di Azzurrina.
Sul posto, al di lá della narrazione del mito, possono ascoltare alcune registrazioni effettuate da parapsicologi, di suoni che vengono indicati come le risate dello spirito della bimba albina scomparsa nel nulla, per poi tornare a manifestarsi come spirito inquieto.

La provincia di Salerno non lesina leggende. Al di lá delle dispute sulla possibilitá che tali fenomeni esistano o meno, si tratta comunque di storie che esercitano fascino, e che potrebbero anche diventare occasione di business, se qualcuno volesse trovare la giusta formula per venderli a possibili visitatori, come nel caso romagnolo. Di certo il fantasma più "turistico" è quello che dimorerebbe in un antico palazzo nobiliare di Ravello, oggi albergo di lusso. Qui in più occasione ospiti hanno dichiarato di aver visto correre e sparire, nei corridoi, un bambino.

I dipendenti riferiscono di episodi inspiegabili, come finestre che si aprono controsenso da sole e una vocina nel nulla. Si tratterebbe dello spirito di un bimbo rapito dagli esponenti di alcune famiglie nobili di Ravello su indicazione di un sedicente mago, che li spinse ad un delitto atroce. Il fanciullo, biondo e dagli occhi azzurri, fu sacrificato di notte nella speranza di poter ritrovare i tesori che si diceva fossero nascosti a Villa Rufolo, protetti da un altro fantasma, quello di Lorenzo Rufolo, esponente di una famiglia che era tanto ricca da esser banchiera dei re napoletani Angiò.

L'atroce storia è vera, esistono gli atti del processo che ha condannato gli autori del barbaro omicidio commesso sull'onda della superstizione, ed è romanzata nel libro "Il segreto dei tesori di Palazzo Rufolo" di Salvatore Ulisse di Palma. Dal fatto atroce, è nata la leggenda sulla presenza dell'anima inquieta del bambino sacrificato.br • A Sicignano degli Alburni la leggenda vuole la presenza di fantasmi in un monastero disabitato.

Lastoria di base narra di un monaco innamorato di una contadina, diventato diabolico giá in vita dopo la fine tragica della sua amata torturata assieme a lui dai confratelli che avevano scoperto la loro relazione amorosa. Dopo l'atroce supplizio, secondo la leggenda al monastero e nei dintorni cominciarono strani omicidi, sia di monaci che di contadini. Dopo l'uccisione della moglie di un nobile, giunto in carrozza a chiedere ospitalitá per la notte al convento e riuscito a fuggire sebbene con la testa spaccata, il monaco fu indicato come responsabile delle morti ed impiccato. Questa leggenda, sempre caratterizzata da tinte fosche, donerebbe al piccolo centro ben due fantasmi, il monaco diabolico che si aggirerebbe nel convento e nei paraggi, oltre che e l'uomo in carrozza che cerca la moglie alla guida dei suoi cavalli. Una bella presenza di spettri che potrebbe magari portare ai ruderi abbandonati una bella fetta di visitatori, come accade a Montebello. Dove a volte è possibile fare trekking urbano sulle tracce dei fantasmi è Salerno, dove almeno una volta all'anno c'è un evento che porta in giro per le strade del centro storico, di notte, visitatori ai quali si narrano leggende di fantasmi. Qui gli spiriti vengono perfino certificati da Wikipedia, che riporta della leggenda secondo la quale nella Cattedrale ci sarebbe lo spirito di Guaidalgrima, vedova del Duca Guglielmo. La donna si sarebbe recisa i capelli sulla tomba dell'amato in segno di lutto e ogni anno il 4 di agosto, nell'anniversario del suo voto, si avvicinerebbe alla tomba dell'amato per piangere, mentre dal sepolcro uscirebbe una farfalla dorata. Una leggenda tinta di rosa, stavolta, e non fosca, nata da un pegno d'amore e non da barbare uccisioni.

Gli spettri di due donne dimorerebbero anche nelle rovine del Castello Fienga, arroccato sull'omonima collina di Nocera Inferiore. Qui si aggirerebbe ancora oggi l'anima di una delle sovrane del regno di Napoli: la regina Giovanna d'Angiò, che sarebbe accompagnata nella sua peregrinazione terrena nell'antico maniero dalle anime dei suoi amanti fatti ammazzare in nome del potere. br • La storia, ci tramanda l'immagine di una regina in lotta per buona parte della sua vita per poter tenere il trono del regno di Napoli, tra una serie di amori e passioni sulle quali sono nate le leggende. L'altro spirito popolarmente accreditato nei resti dell'antica rocca, del quale restano una torre ed alcune rovine, in parte inglobate in un castello più recente, è quello di Elena degli Angeli, vedova di Manfredi di Svevia. Come spiega Antonio Pecoraro, presidente dell'Archeoclub Nuceria Alfaterna: Queste leggende hanno un cuore di veritá, in genere un fatto particolarmente suggestivo, sul quale la fantasia popolare nel corso dei secoli ha ricamato.

La regina Giovanna ci viene narrata come una donna famelica - spiega lo studioso - nei fatti si era trovata a vivere una vita molto triste, costretta ad un matrimonio da adolescente con un uomo che poi ha fatto uccidere per poter sposare il cugino che amava. Da qui la leggenda. Nel caso di Elena Degli Angeli, il mito è alimentato anche dal fatto che il luogo di sepoltura della donna è ignoto. Anche in questo caso alla base della leggenda c'è una vita difficile, nel corso della quale le furono strappati i figli, e proprio al castello Fienga, per circa sei mesi ha dovuto convivere con la nuova regina, moglie di Carlo D'Angiò. Queste storie - conclude Pecoraro - sono state alimentate anche da un altro fattore: guardando Nocera, si vede come il Castello, pur essendo a stretto contatto con la cittá, di fatto per secoli è stato inaccessibile al popolo. E quando il popolo non riesce a raggiungere qualcosa, si crea delle spiegazioni che poi diventano leggende. In queste leggende nocerine, sará possibile immergersi il prossimo 3 giugno, quando Castello Fienga, i resti della torre di epoca normanna-sveva, i resti dell'antica rocca saranno visitabili in occasione della manifestazione "Monumenti a porte aperte" organizzata dall'Archeoclub. Una occasione per conoscere la storia locale ed imbattersi, forse, in qualcuno degli spettri che animano le storie del castello.
Fantasmi che sono anche l'emozione e il mistero, che accompagnano le bellezze dei nostri luoghi.




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