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17/02/15

L'ex aiutante Obama Podesta rammarica di non divulgare i file UFO

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Il presidente Usa Barack Obama passeggiate sulla Ellipse con Casa Bianca consigliere John Podesta vicino alla Casa Bianca a Washington 21 Maggio 2014.  (REUTERS / Larry Downing)
Sembra che noi non vedremo la vita reale Mulder e Scully in qualunque momento presto, come almeno secondo recentemente scomparso consigliere della Casa Bianca John Podesta .



"Infine, il mio più grande fallimento del 2014: ancora una volta non si blocca la #disclosure dei file UFO. #thetruthisstilloutthere ", ha twittato il Venerdì, il suo ultimo giorno alla Casa Bianca.
Del Podestà amore della "X-Files" show televisivo, con il suo fascino per tutte le cose extraterrestre, è ben documentata. Nel 2002 Podesta anchediscusso l'importanza di governo idonei a rivelare record UFO in una conferenza organizzata dalla Coalizione per la libertà di informazione."Penso che sia arrivato il momento di aprire il libro su questioni che sono rimaste al buio, sulla questione delle indagini governative di UFO", ha detto. "Dobbiamo farlo, davvero, perché è giusto, dobbiamo farlo perché il popolo americano, francamente, in grado di gestire la verità, e dobbiamo farlo perché è una legge."
Più di recente, Podesta ha scritto la prefazione al 2010 del libro di Leslie Kean "UFOs: Generals, Pilots, e funzionari governativi Go on the Record".
L'appetito del pubblico per informazioni sugli UFO rimane forte. All'inizio di quest'anno, per esempio, una sfilza di file UFO colpito il Web quando appassionato di UFO John Greenewald postato record declassificati da Project Blue Book - record della US Air Force di presunto UFO e avvistamenti extraterrestri - su un database online. Greenwald ha trascorso decenni deposito Freedom of Information Act richieste sul tema.
Tuttavia, si fa riferimento alla scarsa Roswell, New Mexico, nel database.Il presunto 1947 Roswell incidente continua ad essere una fonte di polemiche, con i teorici della cospirazione che affermano l'esercito statunitense ha scoperto e coperto la prova di un incidente astronave aliena.

16/02/15

La CIA e altre agenzie di spionaggio finanziano la Geoingegneria per scopi militari





Ormai siamo alla certezza scientifica: anche i più scettici devono arrendersi alle inconfutabili prove scientifiche di un pianeta che sta rapidamente scivolando verso il collasso climatico. Ma invece di condannare pubblicamente l’inerzia dei leader mondiali sull’argomento, i media internazionali si limitano a dare all’argomento quel minimo di spazio che i ciclici ammonimenti dei climatologi richiedono. Ma in controtendenza con il basso risalto che viene dato all’argomento “cambiamenti climatici”, da un po’ di tempo i media hanno iniziato a far emergere un dibattito sulla necessità o meno di ricorrere alla geoingegneria (o ingegneria climatica) per evitare le catastrofiche conseguenze del riscaldamento globale. Non che la geoingegneria sia una novità, già nel lontano novembre del 1965 il comitato scientifico della Casa Bianca presentava all’allora Presidente degli Stati Uniti Johnson i rischi del cambiamento climatico provocato dall’utilizzo smisurato dei combustibili fossili, ma sorprende notare che le uniche soluzioni che venivano allora prese in considerazione erano progetti tecnologici di ingegneria climatica, ad esempio modificando le nuvole o scaricando negli oceani particelle riflettenti, e non la soluzione più ovvia e semplice di tutte (a maggior ragione cinquant’anni fa!), ovvero la riduzione dell’impatto umano sui cicli ecologici, ciclo del carbonio compreso.
geoingegneria419 Feb. 16
La folle chimera della geoingegneria
Ma ad attirare l’interesse sull’argomento della geoingegneria è stato nel 2006 il premio Nobel per la chimica Paul Crutzen, che nel saggio Albedo Enhancement by Stratospheric Sulfur Injections afferma: “Se non ridurremo drasticamente le emissioni di gas serra e le temperatura continueranno a salire, allora l’ingegneria climatica sarà l’unica opzione possibile per ridurre rapidamente l’aumento di temperatura e contrastare altri effetti sul clima”. Nel 2007, in un promemoria inviato dagli USA all’IPCC, l’amministrazione Bush definisce “la modifica delle radiazioni solari” come “un’importante garanzia” contro il cambiamento climatico. E dello stesso avviso pare essere la prestigiosa Royal Society, ovvero l’accademia delle scienze britannica, che nel 2009 spronava il governo britannico a investire nella geoingegneria e due anni più tardi dichiarava che “potrebbe rivelarsi l’unica opzione in grado di ridurre rapidamente le temperature globali in caso di emergenza climatica”. Ma è dopo il flop della Conferenza sul clima di Copenaghen, nel 2009, che i media hanno iniziato a cavalcare con toni entusiastici la geoingegneria. Nathan Myhrvold, l’ex capo ufficio tecnologie di Microsoft ed ora a capo di Intellectual Ventures, due giorni dopo il summit di Copenaghen dichiarava alla CNN di essere in grado di ricreare gli effetti dell’eruzione del Pinatubo del 1991, diffondendo a 30 chilometri dal suolo diossido di zolfo, sostanza che avrebbe permesso di frenare il riscaldamento del pianeta. Ancora più ottimistica la visione di Levitt e Dubner, autori del best seller mondiale SuperFreakonomics uscito proprio due mesi prima del summit, per cui l’”opzione Pinatubo” era assolutamente preferibile all’abbandono dei combustibili fossili.
geoingegneria416 Feb. 16
Le due principali opzioni che vengono prese in considerazione dagli ingegneri del pianeta sono l’utilizzo di aerosol sub-micrometrici a base di solfato per riflettere la luce solare al fine di raffreddare l’atmosfera e la contaminazione degli oceani con particelle di ferro per isolare il carbonio. E’ assurdo come la nostra mentalità continui a considerare il pianeta alla stregua di un mero oggetto da dominare e manipolare a proprio piacere nonostante le innumerevoli crisi che stiamo provocando, ed ecco che questi scienziati ci propongono come rimedio ai problemi causati da un certo tipo di male – l’ingerenza della tecnologia nel funzionamento del pianeta e dei suoi fragili e complessi cicli ecologici –ancora di più dello stesso male, ovvero una tecnologia addirittura più invasiva. Spruzzare solfati nell’atmosfera, secondo il comunicato stampa del 30 maggio 2012 da parte del Carnegie Institution, potrebbe far apparire una foschia permanente intorno alla Terra, rendendo l’immagine di un limpido cielo azzurro un mero ricordo, ed è chiaro che si andrebbe a interferire sulla capacità di crescita e fotosintesi degli organismi vegetali. Inoltre l’inquinamento delle particelle di solfato comporterebbe gravi rischi per la salute di tutti gli esseri viventi e comunque questa soluzione non risolverebbe il problema dell’acidificazione degli oceani, già aumentate del 30% secondo la NASA e che se non verranno fermate le emissioni di anidride carbonica mette una seria ipoteca alla continuazione della vita nei mari. Un altro svantaggio di questa tecnologia comunque non sperimentabile (non abbiamo un altro pianeta su cui applicare i nostri modelli teorici) deriva dal fatto che una volta iniziata la procedura di schermatura del sole non sarebbe più possibile smettere, perché altrimenti il pianeta verrebbe colpito da una gigantesca onda anomala di calore, le cui conseguenze sarebbero nefaste per tutti gli organismi viventi.
Sezione della cabina di un B747 con serbatoi per irrorazione chimica
Ma in questo delirio di hybris e arrogante ignoranza di scienziati, uomini d’affari e politici – la stessa che ci ha ridotto in questa deprecabile situazione – manca quello che forse è il lato più oscuro di questa tecnologia. Secondo un articolo pubblicato dallo scienziato Alan Robock sul Journal of Geophysical Research nel 2013, le iniezioni di diossido di zolfo manderebbero nel caos più totale i monsoni estivi africani e asiatici, riducendo le precipitazioni e le risorse alimentari per miliardi di persone. Esistono altri studi che presentano risultati simili, per cui queste tecnologie potrebbero ridurre del 20% le precipitazioni nell’Amazzonia, oppure provocare un drastico calo della produttività delle piante delle nazioni africane del Sahel se le iniezioni di zolfo avvenissero in alcuni punti dell’atmosfera nel Nord. Questi risultati sembrano essere confermati dalla storia: dopo l’eruzione del 1991 del Pinatubo, ci fu la siccità più grave del secolo secondo l’UNEP, siccità che colpì pesantemente l’Africa e alcune regioni dell’Asia. In un quadro sempre più inquietante vanno ad aggiungersi le recenti dichiarazioni del noto climatologo americano Alan Robock, che sul The Guardian di domenica 15 febbraio mette in guardia sul coinvolgimento della CIA nella geoingegneria (ne finanzia parte delle ricerche ad esempio) e sulla possibilità che questa tecnologia possa essere utilizzata anche per fini militari da parte degli Stati Uniti. E’ chiaro a tutti che l’”opzione Pinatubo” non è altro che un’arma di distruzione di massa e che nella migliore delle ipotesi per mantenere lo stile di vita dei ricchi del pianeta, si dovrebbe sacrificare la vita di milioni di esseri umani, ovviamente i più poveri.
geoingegneria
Ma non sembra esserci niente di buono nemmeno nell’altro “gioiello dell’ingegneria climatica”, ovvero la fermentazione degli oceani. In teoria il ferro stimolerebbe lo sviluppo del fitoplancton, un microrganismo che cattura il carbonio per mezzo della fotosintesi e ci sono già stati alcuni esperimenti in merito condotti dagli Stati Uniti (che non a caso non sono tra i 191 paesi che hanno firmato una moratoria sulla fertilizzazione oceanica al IX Convegno sulla Biodiversità dell’Assemblea delle Nazioni Unite del 2008), come IRONEX I e IRONEX II o SOIREE. Con quest’ultimo ci sono stati dei risultati piuttosto inaspettati, infatti, nonostante i 50 chilometri quadrati di oceano riempiti di ferro, c’è stata una rapida espansione del fitoplancton per un’area pari a 1.100 chilometri quadrati. Il rischio è che il ferro e il fitoplancton provochi lo sterminio della vita nell’oceano, opzione che ha dovuto tenere in considerazione anche la stessa spedizione SOIREE ammettendo che “la fertilizzazione su larga scala probabilmente causerebbe dei cambiamenti sostanziali dell’ecosistema naturale e incontaminato dell’ambiente originario”. Il rischio, nonostante le caute parole di questi ingegneri del pianeta, è la sterilizzazione degli oceani, insomma come al solito non rimuoviamo le cause di un problema – le ingenti immissioni di gas serra nell’atmosfera – ma ci limitiamo ai sintomi (ridurre il calore del sole o cercare un qualche artificio per far aumentare la naturale capacità di assorbire il nostro inquinamento da parte del pianeta).
La geoigengeria è quindi un’opzione non percorribile, uno di quei classici esempi per cui la cura si rivelerebbe peggiore del male, ma continua ad essere testardamente caldeggiata dalle élite del pianeta, cioé dai vari Bill Gates (il miliardario e filantropo fondatore di Microsoft ha finanziato alcuni progetti di geoingegneria con una somma pari a 4,6 milioni di dollari secondo quanto riportato Naomi Klein nel suo ultimo libro da poco uscito), Richard Branson o dai fratelli Koch, ma anche da una parte di politici, militari e servizi segreti, cioè da parte di tutti quelli che piuttosto che cambiare il proprio modo di fare i soldi o imporre il loro potere, preferiscono offuscare il Sole.
di Manuel Castelletti
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Fonte : segnidalcielo.it

Ufo: un disco sui fondali dell'oceano

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Come di consueto, le storie riguardanti gli Ufo attirano reazioni contrastanti: chi è curioso ne è entusiasta; chi è scettico disillude quanti ci credono e si affretta a liquidare l’evento come privo d'interesse. Questa volta però la notizia giunge da una punta di diamante della ricerca oceanografica. Si tratta del ricercatore svedese Peter Lindberg. La sua scoperta ruota attorno al ritrovamento sul fondo dell’oceano di qualcosa molto simile ad un disco volante.

L’oggetto è
 circolare. Prima caratteristica che lo rende paragonabile ad un Ufo. Lindberg spiega di averlo localizzato a 300 metri di profondità, sul fondale oceanico tra la Finlandia e la Svezia, precisamente nel Golfo di Bothnia.Il gruppo guidato da Lindberg era alla ricerca di un relitto secolare sul fondo oceanico, quando il sonar ha rilevato un oggetto misterioso le cui caratteristiche lo rendevano somigliante a qualcosa diextraterrestre.

L’insolito relitto ha una dimensione di 60 metri. Ma è la forma circolare che ha attirato principalmente la curiosità del ricercatore svedese. Inoltre, il sonar ha identificato anche alcuni solchi nel fondale marino, particolarità che sembra suggerire che l’oggetto possa essere stato trascinato, forse dalle correnti, fino al luogo in cui è stato ritrovato.
Ad ogni modo, Lindberg non ha lasciato trapelare da subito la teoria dell’Ufo. Piuttosto si è riferito ad esso come ad una “nuova Stonehenge”. In effetti, non è la prima volta che ci si riferisce a rovine o strutture sommerse come a qualcosa di provenienza extraterrestre. Si pensi, per esempio, al famoso caso di “Bimini Road”, una formazione rocciosa situata nei Caraibi, precisamente alle Bahamas. L’intera struttura somiglia ad una strada. Molti teorici sostengono che i blocchi siano troppo perfetti per essere naturali; motivo principale per cui la formazione viene considerata come opera di una civiltà a noi sconosciuta o, addirittura, la prova evidente dei resti dell’antica città perduta di Atlantide. Anche i geologi hanno concordato sul fatto che i blocchi sono troppo precisi per essere naturali. Opinioni che rendono la scoperta ancora più inspiegabile.
Da quanto emerge, la scoperta di Lindberg nel Golfo di Bothnia è stata riportata dalla stampa internazionale come un ritrovamento extraterrestre. Il ricercatore, però, non si è esposto definitivamente. Ulteriori studi saranno necessari per capire meglio di cosa effettivamente si tratti, ma sono ricerche che richiedono tempo e, soprattutto, molti investimenti.
Forse il mistero è destinato a rimanere tale.

Intervista esclusiva all’astronauta Jon McBride

McBride

Ecco la seconda intervista di questo “ciclo” dedicato agli astronauti che hanno volato nel programma STS della NASA.

Jon Andrew McBride è nato il 14 agosto 1943 a Charleston, nel West Virginia. Cresciuto nella vicina Beckley, si è diplomato nel 1960 presso la locale Woodrow Wilson High School. Dal 1960 al 1964 ha frequentato la West Virginia University per poi arruolarsi nel 1965 con la U.S Navy. Nella guerra del Vietnam ha effettuato 64 missioni di combattimento pilotando un F-4 Phantom. Ha frequentato la scuola di piloti collaudatori dell’USAF alla base aerea di Edwards e quella di combattimento della U.S. Navy (Top Gun) a Miramar, entrambe in California.
McBride è stato selezionato dalla NASA nel gennaio 1978 con il primo gruppo di astronauti espressamente scelto per volare sullo Space Shuttle, che a quell’epoca era ancora nella fase di sviluppo. Nel 1984 ha effettuato la sua unica missione spaziale, denominata STS 41-G, a bordo della navetta Challenger in qualità di pilota. Su questo stesso veicolo nel 1986 troveranno la morte i compagni di corso Francis Scobee, Ellison Onizuka, Ronald McNair e Judith Resnik.
Jon McBride nel 1978. Credit: NASA
Jon McBride nel 1978. Credit: NASA
Durante la STS 41-G fu messo in orbita il satellite ERBS ed osservata la Terra per mezzo di una multipiattaforma chiamata OSTA-3. Nel 1996 un ex ufficiale sovietico affermò che la navetta fu intenzionalmente illuminata da un raggio laser inviato da una stazione di terra in Kazakistan che provocò dei malfunzionamenti a bordo.
Nel 1989 Jon McBride si è dimesso dalla NASA e dalla U.S. Navy per intraprendere una carriera privata.

STS 41-G


Cosa hai provato a volare sotto il comando di Robert Crippen, un’autentica leggenda del programma STS?
È  stato un vero onore volare con Bob Crippen. Per me lui è Mr. Space Shuttle. Inoltre è un vero gentleman e un professionista in ogni aspetto dell’aviazione e del suo approccio alla vita in generale.
Parlami dell’incidente con il laser russo.
Questa domanda mi è stata fatta svariate volte. Se mai c’è stato questo “incidente”, né io né gli altri miei compagni di equipaggio abbiamo saputo nulla sia prima che durante la missione. Non sono nemmeno sicuro che sia successo veramente. Ma se è successo che cosa posso dire ora?
Questa fu la prima missione con due donne a bordo. Qual è stato il maggior problema di privacy per questo equipaggio misto?
Non c’è stato nessun problema di privacy. Altre donne avevano volato prima e senza problemi di privacy. Il fatto di averne due a bordo non ha fatto alcuna differenza.



Per quale motivo dopo questa missione non ne hai effettuate altre?
Era previsto che comandassi la missione STS 61-E, la quale era in programma subito dopo la STS 51-L. Quest’ultima missione come si sa è quella che ha visto l’incidente del Challenger per cui la mia è ovviamente stata subito cancellata. A seguito dell’incidente i voli sono stati sospesi per tre anni. Per la maggior parte di questo tempo sono stato a Washington in qualità di assistente dell’amministratore NASA. Verso la fine del mio incarico a Washington mi è stato assegnato il comando di una missione che sarebbe partita dopo due anni. Si trattava di una missione a bassa priorità per cui c’era anche l’eventualità che potesse venire cancellata. Ero quindi stato per tre anni lontano dai voli e avevo davanti a me altri due anni di addestramento per una missione che poteva anche non partire. Considerato poi che gli ultimi 25 anni li avevo passati fra U.S. Navy e NASA decisi che era il momento di cambiare vita. Mi sono ritirato da entrambi gli enti e con mia moglie siamo tornati nel West Virginia, il “paradiso in terra” dove sono nato. Qui ho iniziato una nuova carriera nel mondo degli affari e non mi sono più guardato indietro.
Jon McBride durante la missione STS 41-G. Credit: NASA
Jon McBride durante la missione STS 41-G. Credit: NASA
Qual è il ricordo più bello della tua prima e unica missione spaziale?
La bellezza della Terra vista dall’orbita. Alcune delle viste più belle in assoluto sono state sopra il Mar Mediterraneo e attorno all’Italia. Ho anche catturato la bellezza dell’Italia nel film IMAX “The Dream is Alive”.

Intervista rilasciata all’autore nel gennaio 2010.
Jon and me
L’autore con Jon McBride nel 2009. ISAA

15/02/15

Shock: gli inglesi credono più agli alieni che all’esistenza di Dio

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Gli alieni sono più “veri” di Dio.


E’ quello che emerge da una ricerca condotta dalla Opinion Matters, che ha condotto un sondaggio su 1359 adulti, tutti cittadini inglesi, su questioni che vanno dalla fede in Dio ai cover up di Stato sugli Ufo, dall’ allunaggio alla presenza di vita extraterrestre nello spazio. I risultati riportati nei dettagli dall’Huffington Post nella sua edizione inglese, hanno fatto scalpore, dato che ben il 52% degli intervistati crede nell’esistenza degli alieni mentre solo il 44% degli intervistati crede in Dio. Una rivoluzione culturale? Insomma i cittadini inglesi in maggioranza reputano più fattibile la vita extraterrestre piuttosto che la Santissima Trinità.
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Bisogna precisare che il sondaggio è stato effettuato su commissione per il videogame XCOM: Enemy Unknown, gioco di grande successo basato sull’invasione aliena nel nostro pianeta.
Ma il campione del sondaggio, sarebbe -secondo la versione di Opinioni Matters- sufficientemente variegato per poter essere considerato rappresentativo della popolazione del Regno Unito.
Tuttavia per correttezza bisogna pensare che con un campione statistico più ampio, includendo persone probabilmente escluse dal sondaggio come gli anziani, i dati sarebbero diversi. Ma fa riflettere che l’errore statistico nell’ordine del 3-4% non copre il gap tra chi crede agli ufo e chi crede in Dio.
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Ma le due cose non sono in realtà contrapposte. Anzi, come fanno notare le ultime aperture della Chiesa Cattolica e della Specola Vaticana, l’osservatorio astronomico e centro di ricerca scientifica della Chiesa cattolica, l’esistenza degli Alieni non è un’ipotesi negata dalla Chiesa, ma guardata con interess

UFO Al Cantiere A Lima, in Perù il 10 febbraio 2015, Avvistamento UFO News.

























Questo video è uscito del Perù questa settimana e catturato un UFO che è in rotazione su un cantiere a Lima. L'UFO sembra osservare la costruzione e probabilmente è lì per controllare, perché in futuro, qualcosa di importante accadrà in questa posizione. Aliens hanno sempre motivi per essere dove sono. SCW 

Peru Notizie recita: 
Peru: spettacolare avvistamento UFO sul quartiere di Miraflores (Lima) 
Sarei curioso di vedere i volti di coloro che mettono in ridicolo la realtà extraterrestre, di coloro che sostengono che non esistono gli UFO e che è palle, palloncini, droni, aerei spia e ... anche le nuvole. Mi chiedo se dopo aver visto questo film spattacolare attenzione, non può ancora credere a quello che il "extraterrestre" vola nei cieli di tutto il mondo !! 

Il ricercatore e amico Emanuel Huza (Messico) ci ha segnalato e inviato un video a dir poco spettacolare, per quanto riguarda l'avvistamento di un UFO a forma di disco, in bilico nei cieli del quartiere di Miraflores, uno dei 43 distretti del Perù appartengono politicamente alla provincia di Lima. L'evento ha avuto luogo la mattina (10.30) del 10 febbraio 2015, nel corso di una bella giornata con cielo azzurro e senza nuvole, quando decine di persone che lavorano in un edificio nel centro di Miraflores, hanno assistito ad un avvistamento UFO. 

Un oggetto di la forma discoide stanza struttura, sopra l'alloggiamento, ad una altezza di circa 200-300 metri, quindi molto basso. Una dozzina di persone, è uscito sul terrazzo del palazzo per osservare meglio il misterioso velivolo, che dopo essere stato di stanza nel cielo per alcuni minuti, ha cominciato a muoversi lentamente verso il sud di Miraflores. Il signor Eduardo Chavez Guerra è riusctio per filmare il UFO e pubblicare il video sul suo canale YouTube. Guardate !!

Un nuovo modo per visualizzare Titan: Laboratorio NASA





Fonte:
Laboratorio NASA / Jet Propulsion
Sommario:
Durante i 10 anni di scoperte, sonda Cassini della NASA ha tirato indietro il velo smog che oscura la superficie di Titano, la più grande luna di Saturno. Strumento radar di Cassini ha tracciato quasi la metà della superficie della luna gigante; rivelato vaste distese desertiche di dune di sabbia; e toccato il fondo dei mari di idrocarburi espansive. Che cosa potrebbe fare che taglie scientifica ancora più sorprendente? Beh, e se le immagini radar potrebbe ancora meglio?



Presentato qui sono side-by-side confronti di una visione tradizionale Cassini Radar ad Apertura Sintetica (SAR) e uno realizzati con una nuova tecnica per la gestione del rumore elettronico che si traduce in una visione più chiara della superficie di Titano.
Credit: NASA / JPL-Caltech / ASI
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Durante i 10 anni di scoperte, sonda Cassini della NASA ha tirato indietro il velo smog che oscura la superficie di Titano, la più grande luna di Saturno. Strumento radar di Cassini ha tracciato quasi la metà della superficie della luna gigante; rivelato vaste distese desertiche di dune di sabbia; e toccato il fondo dei mari di idrocarburi espansive. Che cosa potrebbe fare che taglie scientifica ancora più sorprendente? Beh, e se le immagini radar potrebbe ancora meglio?

Grazie ad una tecnica recentemente sviluppata per la gestione del rumore nelle immagini radar di Cassini, questi punti di vista hanno ora un nuovo look. La tecnica, di cui dai suoi sviluppatori come "despeckling," produce immagini della superficie di Titano che sono molto più chiaro e più facile da guardare che i punti di vista a cui gli scienziati e il pubblico sono abituati.
Tipicamente, le immagini radar di Cassini hanno un aspetto caratteristico granuloso. Questo "rumore speckle" può rendere difficile per gli scienziati per interpretare le caratteristiche di piccole dimensioni o di identificare i cambiamenti nelle immagini della stessa area presa in tempi diversi. Despeckling utilizza un algoritmo per modificare il rumore, con conseguente visione più chiara che può essere più facile per i ricercatori a interpretare.
Antoine Lucas ha avuto l'idea di applicare questa nuova tecnica mentre si lavora con i membri del team di radar di Cassini quando era un ricercatore post-dottorato presso il California Institute of Technology di Pasadena.
"Rumore nelle immagini mi ha dato mal di testa", ha detto Lucas, che ora lavora presso la divisione di astrofisica del centro nucleare della Francia (CEA). Sapendo che i modelli matematici per la gestione del rumore potrebbe essere utile, Lucas ha cercato attraverso la ricerca pubblicata da quella comunità, che è un po 'scollegato da persone che lavorano direttamente con i dati scientifici. Ha scoperto che una squadra vicino a Parigi stava lavorando su un algoritmo di "de-noising", e ha iniziato a lavorare con loro per adattare il loro modello ai dati radar di Cassini. La collaborazione ha portato in alcune nuove e innovative tecniche di analisi.
"I miei mal di testa erano scomparsi, e ancora più importante, siamo stati in grado di andare avanti nella nostra comprensione della superficie di Titano utilizzando la nuova tecnica", ha detto Lucas.
Per quanto utile lo strumento è stato, per ora, viene utilizzato in modo selettivo.
"Si tratta di una tecnica incredibile, e Antoine ha fatto un grande lavoro di mostrare che ci si possa fidare, non mettere le caratteristiche nelle immagini che non sono veramente lì," ha dichiarato Randy Kirk, un membro del team Cassini radar dal Geologic Survey a Flagstaff, Arizona. Kirk ha detto che la squadra radar sta per avere la priorità che le immagini sono i più importanti per applicare la tecnica. "Ci vuole un sacco di computazione, e in questo momento un po 'di' fine-tuning 'per ottenere i migliori risultati con ogni nuova immagine, quindi per ora dovremo probabilmente despeckling solo il più importante - o più sconcertante - - immagini ", ha detto Kirk.
Despeckling immagini radar di Cassini ha una varietà di benefici scientifici. Lucas e colleghi hanno dimostrato che possono produrre mappe 3-D, chiamati mappe digitali di elevazione, di superficie di Titano con notevolmente migliorato la qualità. Con una visione più chiara di canali fluviali, coste lacustri e dune spazzate dal vento, i ricercatori sono in grado di eseguire analisi più precise dei processi che modellano la superficie di Titano. E Lucas sospetta che il rumore speckle in sé, quando analizzati separatamente, può contenere informazioni sulle proprietà della superficie e di sottosuolo.
"Questa nuova tecnica offre un nuovo sguardo ai dati, che ci aiuta a comprendere meglio le immagini originali", ha detto Stephen Muro, vice team leader della squadra radar di Cassini, che ha sede presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California. "Con questo innovativo strumento, cercheremo i dettagli che ci aiutano a distinguere tra i diversi processi che modellano la superficie di Titano," ha detto.
Dettagli sulla nuova tecnica sono stati pubblicati recentemente sul Journal of Geophysical Research: Pianeti.
La missione Cassini-Huygens è un progetto di cooperazione della NASA, ESA (Agenzia Spaziale Europea) e l'Agenzia Spaziale Italiana. Jet Propulsion Laboratory della NASA, una divisione del California Institute of Technology di Pasadena, gestisce la missione per Science Mission Directorate della NASA, Washington. JPL ha progettato, sviluppato e assemblato l'orbiter Cassini. Lo strumento radar è stato costruito dal JPL e l'Agenzia Spaziale Italiana, in collaborazione con i membri del team degli Stati Uniti e diversi paesi europei.

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