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05/11/18

Misteriosa sonda aliena " Oumuamua " opera all'interno del nostro Sistema - Presenze Misteriose

Sembra quasi impossibile credere che lo abbiano detto degli scienziati dell’Harvard Smithsonian Center for Astrophysics.
Eppure analizzando tutti i dati a disposizione e soprattutto il comportamento dell’oggetto (ricordiamolo: si tratta do un “corpo” che è arrivato da fuori il sistema solare e dopo essere passato vicino al Sole sta ora tornando da dove è arrivato) i ricercatori dicono che una spiegazione del modo con il quale si è comportato vicino al Sole è che fosse spinto da una “vela
solare”, proprio come quelle che ipotizziamo noi uomini di costruire per inviare una micro-navicella alla stella più vicina. Sarebbe dunque un vero Ufo che è venuto a farci visita
Di diverso avvisono sono Marco Micheli, del centro di coordinamento dell’ESA SSA-NEO di Frascati, e i colleghi di una collaborazione internazionale che in un articolo pubblicato su “Nature” può essere considerato “semplicemente” una cometa. Il risultato – scrive il sito lescienze.it – arriva al termine di otto mesi di studi che hanno cercato di tracciare l’identikit di un oggetto celeste piuttosto insolito. Scoperto il 19 ottobre del 2017 nell’ambito della survey Pan-STARRS1 e battezzato 1I/‘Oumuamua, è stato seguito nei giorni immediatamente seguenti dal telescopio Optical Ground Station (OGS) dell’Agenzia spaziale europea (ESA) e da altri osservatori
Non c’è dubbio che Oumuamua sia davvero un oggetto strano. Lo è perché arriva dalle profondità dello spazio, al di là del nostro sistema solare, e dopo essere passato vicino al Sole lo scorso mese di settembre e a una distanza di circa 25 milioni di chilometri dalla Terra ora se ne sta tornando da dove era arrivato ad una velocità di oltre 315.000 km all’ora. E’ strano anche per la sua forma: nessun asteroide o cometa che conosciamo nel nostro sistema solare si estende per circa 400 metri con uno spessore di soli 40 metri.
Una forma a sigaro proprio come quelle di astronavi che a volte ricorrono nei film di fantascienza. Nel libro di Arthur C. Clarke pubblicato nel 1972 dal titolo “Incontro con Rama”, viene descritta un’astronave aliena dalla forma molto simile a Oumuamua  anche se molto più grande, in quanto il lato più lungo del cilindro era di decine di chilometri e non centinaia di metri. Oumuamua è strano anche per la sua composizione: assomiglia ad un asteroide metallico, non lascia code né particolari scie.
L’insieme di queste caratteristiche ha fatto sì che anche dal mondo scientifico qualcuno abbia ipotizzato che l’oggetto possa essere un’astronave aliena che ha fatto visita al nostro sistema solare. Tralasciando le idee di coloro che vorrebbero rincorrerlo per poterlo studiare da vicino, tra quelli che vogliono trovare una risposta a questa ipotesi vi sono anche coloro che partecipano al progetto Breakthrough Initiatives (BI), che si propone in modo scientifico di ascoltare l’Universo alla ricerca di segnali di alieni intelligenti.
Se Oumuamua  è un’astronave deve in qualche modo comunicare con qualcuno. Anche fosse completamente robotizzata e quindi a bordo non ci fosse nessun extraterrestre dovrebbe comunque inviare a coloro che l’hanno costruita ciò che raccoglie durante l’esplorazione. L’uomo lo fa, ad esempio, con i rover che ci sono su Marte.
E così a partire dal 13 dicembre il gruppo BI utilizzerà il Green Bank Radio Telescope per circa 10 ore puntando le antenne verso l’oggetto sintonizzandole su una banda compresa tra 1 e 12 gigahertz, una frequenza che si ipotizza possa essere usata per le comunicazioni a lunghissima distanza.

Ma cosa suona a favore e a sfavore di questa ipotesi? A favore vi è il fatto che la possibilità non è da escludere a priori. Ai nostri giorni, dopo aver scoperto che la stella più vicina a noi, Alpha centauri, possiede un pianeta che potrebbe essere abitato, si sta ipotizzando la costruzione di una-micro astronave spinta da vele solari che possa raggiungere quella stella e quindi il pianeta e inviare a Terra le informazioni raccolte. A sfavore dell’ipotesi tuttavia vi sono molti elementi: sembra strano infatti, che un’astronave raggiunga il nostro sistema solare e dopo avere scoperto che esiste almeno un pianeta con la vita gli passi ad una certa distanza e se ne ritorni negli spazi profondi. Certo è che se venne impostata dagli alieni una certa traiettoria, indipendentemente dalle scoperte fatte, non poteva certo modificarla durante il viaggio. A sfavore poi vi è anche l’improbabilità delle fenomeno: che i nostri telescopi siano riusciti a catturare un’astronave giunta da un altro mondo ha una probabilità inferiore a quella di vincere il superenalotto.

Tuttavia anche scienziati di spessore come l’astrofisico Paul Davies non nascondono l’idea che astronavi aliene possano averci visitato e addirittura possano aver lasciato delle strutture nel nostro sistema solare, tant’è che Davis suggerisce di mettersi alla ricerca di strutture sulla Luna. Per dirimere questo dubbio ci sarebbe una strada, forse ancora più importante che mettersi all’ascolto di messaggi provenienti da Oumuamua: puntare verso l’oggetto telescopi in grado di raccogliere immagini all’infrarosso.
Qualunque astronave al cui interno vi sia attività, ha bisogno di energia, e dunque la nave spaziale deve essere più calda dello spazio circostante. L’infrarosso è la strada migliore per svelare se questo sta succedendo. Forse varrebbe la pena per mettere a tacere una volta per tutte le voci che un giorno potrebbero dire: “C’era una nave spaziale aliena nel nostro sistema solare e ce la siamo fatta sfuggire”. Fonte: business inside

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