in genere poco caratteristica del gigante siciliano, nelle scorse ore ha portato il Dipartimento della Protezione Civile a disporre il passaggio di livello di allerta da “verde” (che corrisponde all’attività ordinaria), al livello “giallo” per il vulcano Stromboli, distante diverse centinaia di chilometri dall’Etna. Proprio lo Stromboli, sistema estremamente attivo, infatti in queste ultime ore ha manifestato una intensificazione del dinamismo tipico di questo vulcano. Ma c’è un altro vulcano, ben più insidioso e decisamente meno conosciuto dello Stromboli che a meno di 100 chilometri di distanza da quest’ultimo è da anni un osservato speciale.
Un vulcano, scoperto verso il 1920 ed intitolato a Luigi Ferdinando Marsili ma tuttora poco conosciuto, del quale però gli esperti parlano con crescente attenzione da anni e per il quale tra il secondo semestre del 2017 e il primo di quest’anno si erano moltiplicati i segnali di attività. Un impianto vulcanico – sorvegliato speciale dal CNR sin dal 2005 - considerato estremamente pericoloso proprio perché enorme nelle dimensioni e potenzialmente responsabile di devastanti maremoti. In queste ore il Marsili è quantomai un osservato speciale: il timore di un’intensificazione dell’attività, della creazione di nuove bocche eruttive e del relativo collasso dell’edificio vulcanico aumenta il rischio di maremoti.
Secondo le stime reperibili in rete, chiaramente a seconda dell’energia, della materia sprigionata e dal tipo di eruzione, si considera che un eventuale tsunami con onde alte fino a 8-10 metri possa raggiungere le coste calabresi, campane e siciliane in un tempo compreso tra i 20 ed i 60 minuti. Con un preavviso dunque minimo. Le isole Eolie in questo caso sarebbero le prime ad essere interessate dall’evento. Per il momento del vulcano Marsili non si parla. Ma il gigante è solo nascosto, non dormiente.
Fonte : il tempo
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