Quasi dieci anni di lavoro e 2.681 esopianeti scoperti. E’ andata ben oltre le aspettative, la vita del telescopio spaziale della Nasa Kepler. Oggi le sue scorte di idrazina, il carburante che gli permette di compiere manovre, puntare le zone di cielo da studiare e orientarsi verso Terra per spedire i dati e ricevere le istruzioni, si è esaurito. Lo ha annunciato l’agenzia spaziale americana. Erano un paio di mesi che il cacciatore di mondi alieni zoppicava. Dall’inizio di ottobre la sua capacità di puntare una stella lontana e di osservare eventuali, debolissimi cali della luminosità (segno che un pianeta stava orbitando davanti al suo disco) si era indebolita. Lo scienziato della Nasa William Boruki, primo direttore del programma scientifico di Kepler, ha sintetizzato così l'abilità del telescopio: “E’ come notare una pulce sul faro di un auto a 100 miglia di distanza”.
Dato per spacciato già una volta nel 2013, poi tornato a funzionare, Kepler oggi è sinonimo di ricerca della vita aliena. Grazie a lui abbiamo scoperto nuove Terre in altri sistemi solari: pianeti rocciosi potenzialmente capaci di ospitare la vita, che orbitano attorno a una stella. Una decina di essi sono osservati speciali: ricadono nella cosiddetta "Goldilocks zone" in cui si concentrano diversi parametri favorevoli alla presenza di acqua liquida in superficie e allo sviluppo di sistemi biologici. L’anno scorso Kepler ha trovato anche un gemello del nostro Sole con otto pianeti a ruotargli attorno.
Una scena davvero familiare. Viaggiando a 150 milioni di chilometri dalla Terra (distanza di tutta sicurezza), Kepler resterà d'ora in poi in un’orbita stabile attorno al Sole.Ci lascia in eredità una statistica da cui partire per cercare tracce di vita aliena: ogni stella della Via Lattea ha in media almeno un pianeta che gli ruota attorno. Nella nostra galassia, dunque, i pianeti sarebbero più numerosi delle stelle.
Per un telescopio che tramonta, ce ne è uno che sorge. Tess, lanciato dalla Nasa lo scorso aprile, è già pronto a ereditare l’etichetta di “cacciatore di pianeti”. A zoppicare nello spazio restano anche lo storico Hubble – 28 anni di immagini strepitose – e Chandra, da 19 anni specializzato nell’osservazione dell'universo a raggi X.
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