Pagine del blog

k

08/05/15

Alieni o uomini del futuro. Chi ci sta aiutando?

In questo periodo sto leggendo uno dei magnifici libri di Desiderius Papp, scrittore tedesco di cui non si riesce a trovare nessuna traccia biografica. In alcuni ambienti di studio, egli viene considerato in effetti un astronomo, ma di tale qualifica non si trova traccia né sul web né in altre fonti; considerato filologo, esperto di biologia e microbiologia, di fisica astronomica, di chimica e di evoluzionismo, in ambiente di ricerca, viene stimato da alcuni come il padre precursore della moderna esobiologia, ovvero di quella scienza che si prefigge di studiare la vita extraterrestre. Scrisse moltissimo tra gli anni ’30 e la fine degli anni ’40. I suoi testi che spaziano tra le varie discipline scientifiche, parlano anche di evoluzione planetaria e stellare passando anche per l’evoluzione umana e della vita in generale.
E’ mia opinione personale che il nome Desiderius Papp possa essere un acronimo, o un nome fittizio di uno scienziato conosciuto e di fama, che però non volle esprimere pubblicamente le sue tesi tanto avveniristiche quanto eretiche e rimase in tal senso anonimo nel mondo reale

I suoi scritti sono semplici da leggere e comprendere, e pur trovandoli tutti molto interessanti, oggi ho deciso di soffermarmi, sul libro “Avvenire e fine del mondo” uscito nella sua terza edizione (quella in mio possesso) nel 1934. Quest’ultimo infatti, mi ha dato lo spunto per l’elaborazione di una mia personale teoria che esporrò tra breve. La parte del libro che più mi ha interessato e fatto riflettere parla dell’evoluzione umana dal passato fino ad oggi, e di quella che avverrà da qui ad un milione di anni (ovviamente non considerando come ipotesi l’estinzione della specie) …
Con mia gran sorpresa, ho scoperto che già negli anni ’30, si sapeva con assoluta certezza che alcune caratteristiche somatiche e fisiologiche umane, stanno gradualmente sparendo dal nostro organismo (da centinaia di migliaia di anni o addirittura milioni), e che lo stesso succederà nel prossimo milione di anni e così via. Un esempio a tal riguardo lo vediamo all’interno dell’addome, nell’organo ormai quasi sparito, chiamato “appendice”, ma la stessa cosa possiamo constatarla nella coda da primate che ormai sta sparendo del tutto dal nostro corpo, e che è presente ancora nella forma di due piccole vertebre nel sacro-coccige.
Anche la postura eretta è un’evoluzione che ha modificato nel tempo la conformazione scheletrica e di conseguenza muscolare del corpo umano, ed ha anche modificato persino i tratti sessuali della specie, per esempio come dice Colin Wilson nel suo libro “Da Atlantide alla Sfinge” la femmina umana prima non differiva da quella di altre specie di mammiferi nella conformazione del bacino ed il posizionamento dei genitali (questi ultimi erano più esposti come negli altri primati).
Ma veniamo al dunque, il corpo di un uomo preistorico era molto più massiccio, aveva un volume frontale dell’encefalo maggiore e un cervelletto molto più piccolo, la sua ghiandola pineale era più grande e produceva molta più serotonina, le mandibole erano più grandi, prominenti, larghe, e con denti molto più robusti che ricordavano la dentatura di un predatore, gli zigomi erano sporgenti, gli occhi affossati (probabilmente a protezione da pericoli esterni), la capigliatura era più folta e spessa così come i peli che ricoprivano il corpo, il corpo stesso era più tozzo e robusto, il collo più taurino, la fronte ampia ma schiacciata dall’alto, e la scatola cranica era meno voluminosa nella parte retrostante dove appariva invece molto più piatta.
Oggi mentre le mandibole e gli zigomi rientrano dalla loro eccessiva sporgenza, gli occhi diventano più grandi, le orecchie più piccole, il mento meno accentuato, i denti rimpiccioliscono, la scatola cranica si è trasformata in modo differente, la diminuzione della ghiandola pineale e l’incredibile accrescimento del cervelletto, hanno fatto espandere la scatola cranica nella parte posteriore, e parzialmente anche verso l’alto. Il corpo, ormai eretto, ha diminuito la massa ossea, ha allungato gli arti, migliorato la prensilità delle mani e del dito opponibile (il pollice), ed infine sta perdendo gradualmente la peluria corporea.
Ma come viene descritto l’uomo del futuro (secondo studi scientifici già avanzati da molti scienziati nel 1931, e messi per iscritto da Desiderius Papp)? Iniziamo con la descrizione. Gli occhi degli umani diverranno più grandi e un poco più arrotondati, infatti nella piegatura dove la palpebra si unisce al viso, una volta era presente una membrana che ancora alcuni volatili e rettili posseggono (retaggio questo, quasi certamente delle origini anfibie della vita sulla Terra) anch’essa ormai prossima alla scomparsa. Le orecchie si rimpiccioliranno fino a sparire, lasciando il posto ad un semplice buco (in effetti un tempo il padiglione uditivo dell’orecchio aveva uno scopo preciso, quello di catturare i suoni come fosse un cono, ma oggi si sa che anche senza l’orecchio esterno, la percezione uditiva di un soggetto non viene alterata, quindi è probabile che questo non serva più a nulla -almeno da ciò che sappiamo-), sempre nella parte esterna dell’orecchio una volta si trovava un ossicino, questo è ormai raro negli uomini, ed è impercettibile. I denti spariranno per via dell’alimentazione umana che va cambiando, divenendo sempre più cotta e sofisticata, soprattutto se si useranno cibi liofilizzati o compresse per uso alimentare come fanno gli astronauti; la sparizione dei denti e dei processi alveolari dove essi crescono, porterebbero di conseguenza al rimpicciolimento delle mandibole, il mento diverrebbe piccolo e tondeggiante, all’interno del palato si formerebbe una sorta di callo osseo per evitare eccessive compressioni del cervello, le labbra diverrebbero sottili come una fessura.
Un’altra caratteristica che si potrebbe sviluppare nel tempo riguarda gli occhi; infatti con l’aumento di luce ed attività solare si creerebbe un sistema difensivo per gli occhi e la vista, ma di questo parleremo dopo, e questa parte del discorso è anch’essa frutto di una mia ipotesi.
La scatola cranica modificherebbe forma e dimensione, si espanderebbe verso l’alto e si ingrosserebbe lateralmente man mano si va verso la parte posteriore del cranio, infatti il cervelletto si espanderebbe fino a diventare grande quanto un intero lobo del cervello. Quindi di fatto, sarebbe come se l’uomo si evolvesse con tre lobi specializzati e con funzioni specifiche. Se poi consideriamo l’evoluzione anche dal punto di vista tecnologico (anche questa è una mia intuizione), sembra logico che si possa sviluppare una qualche componente del celebro, che possa consentire una comunicazione diretta con la tecnologia, per intenderci meglio sto parlando di un interfacciamento neurale (ovvero comandare con il pensiero la tecnologia attraverso un collegamento neurologico). Credo che a questo punto chi si interessa di argomenti legati a materie di cui mi occupo (ufologia, abducion, scienze di confine, tecnologie avveniristiche, ecc.), avrà cominciato a capire dove voglio andare a parare; ma ancora è presto per essere diretti, e debbo prima esporre altri fattori.

Il corpo diverrebbe sempre meno importante per via della tecnologia, quindi la muscolatura diverrebbe minore, le articolazioni più elastiche e agili (per via della minore massa ossea e muscolare), sarebbe anche verosimile pensare che le ossa si possano modificare per divenire più resistenti o comunque più leggere, soprattutto se consideriamo i viaggi spaziali o la permanenza su Mondi a gravità inferiore (anche queste sono mie ipotesi). Una nota importante che Desiderius Papp mette in evidenza, è che la mano un tempo era palmata e i tessuti che ricoprono la mano umana ne sono la prova vivente, questa palmatura che oggi vediamo come mano (ma che in realtà sono membrane che ricoprono le dita) conferma l’origine comune di tutti i mammiferi in acqua e non a terra, così come per tutte le altre specie animali; oggi queste zone palmate delle mani e dei piedi stanno sparendo, e le dita dovrebbero invece con il tempo allungarsi. In effetti ciò che abbiamo appena detto aumenterebbe la mobilità della mano, che con il tempo potrebbe perdere il dito mignolo -sempre meno utile- e la stessa cosa accadrebbe anche al piede, dove il quinto dito possiede una falange in meno delle altre, (in alcuni soggetti -seppur raramente- ne possiamo vedere solo una), ed in un futuro molto lontano, con la diminuzione di peso, massa ed altezza, potremmo perdere anche il quarto dito del piede (mia deduzione logica).
La perdita di pelo del corpo e gradualmente anche quella dei capelli sarebbero seguite anche da una perdita delle tipiche differenze sessuali, l’umanità diverrebbe sempre più androgina, i genitali si rimpicciolirebbero sempre più fino a modificare l’aspetto e a non apparire più visibili in condizioni normali.
Cosa risulta da tutti questi dati? Tra un milione di anni, l’uomo sarebbe più basso, più esile di corporatura ma più agile e leggero, la sua testa sarebbe più grossa e a forma di cuore con occhi più grandi probabilmente con una membrana protettiva, senza orecchie (buchi al posto di esse) e denti, con labbra appena visibili, avrebbe una massa cranica macrocefala con almeno tre lobi (se includiamo il cervelletto) e senza peli e capelli. Esso sarebbe sicuramente asessuato o quasi, androgino, con il naso più piccolo e narici più piccole (modificazioni dovute al minor fabbisogno di aria) per via della diminuzione di massa e grandezza del corpo, possiederebbe mani a tre dita (più lunghe) più uno opponibile, e piedi a tre o quattro dita. Cosa abbiamo appena descritto? Un EBE (Entità Biologica Extraterrestre) ovvero quello comunemente chiamato alieno Grigio. Se le membrane cornee (di cui parlavamo prima) fossero nere, il quadro generale dell’aspetto umano paragonato a quello di una EBE è più che perfetto, è infatti identico. Forse siamo ad una svolta sul chi sono i Grigi e perché sono tanto interessati all’ibridazione della specie con gli uomini. Forse i Grigi siamo noi tra un milione di anni e di civiltà? Alcuni studiosi sostengono da decenni che i Grigi siamo noi stessi che proveniamo dal futuro o da un’altra dimensione, ma senza mai dare prove a supporto di tale tesi, qui invece abbiamo forse delle prove interessanti che vale la pena tenere in considerazione.
Durante alcune sedute di ipnosi regressiva del caso di Kathy Davis ed altri casi indagati dall’ufologo recentemente scomparso Budd Hopkins, alcuni Grigi dissero ad addotte (aventi figlie ibride che vivevano sulle loro navi), che la loro civiltà non ha più le emozioni poiché queste sono state perse nel tempo del processo di civilizzazione, che la loro civiltà progredita è il risultato dell’evoluzione di un milione di anni di scoperte, invenzioni, miglioramenti, ecc., che la loro mancanza di sentimenti e di capacità riproduttiva (quasi persa completamente) li ha portati ad essere una civiltà morente, bisognosa di re-imparare le emozioni, e di unirsi al patrimonio genetico umano per ri-procreare, e non far morire la loro civiltà con tutta la loro conoscenza. In pratica starebbero ricreando non un ibrido ma un essere a metà tra la nostra evoluzione e la loro in un tempo (il nostro) probabilmente precedente ad una qualche scelta specifica che innescherebbe questo processo degenerativo della riproduzione e della perdita dei sentimenti. In realtà quindi, noi e loro siamo la stessa cosa, solo con provenienza temporale differente. Ovviamente non possiamo avere certezze, ma credo che ciò che ho detto in questo articolo potrebbe far riflettere abbondantemente.
Sostanzialmente abbiamo visto in tutto e per tutto che l’uomo del futuro e gli alieni più diffusi del presente, sono praticamente identici o quasi; molti fattori e caratteristiche non propriamente fisiche (ma piuttosto dovremmo dire comportamentali)sono stranamente simili se non identiche, e spiegherebbero molti fattori insoluti nelle abduction effettuate da questi soggetti.
Sempre Desiderius Papp nel libro “Avvenire e fine del mondo” ci dice che la normale evoluzione di una specie animale prevede che contemporaneamente all’affinazione di tutti i sensi presenti (soprattutto il tatto e la vista) seguirà come conseguenza dalla stessa evoluzione umana degli ultimi tempi, la comparsa di un nuovo organo con un nuovo senso, che non sarebbe paragonabile a nessuno di quelli attualmente esistenti; questo sarebbe comunque un organo capace di vedere tutt’altro che ciò che siamo abituati a vedere con la vista, infatti stiamo parlando di un organo che fungerebbe da spettroscopio, cioè vedrebbe e percepirebbe la realtà e non la virtualità di ciò che ci circonda, superando persino i nostri radiotelescopi e strumenti ottici più sofisticati. Ci parla anche di un’affinazione del cervello, che porterebbe al contrario di quello che molti pensano, alla scomparsa del linguaggio parlato tramite corde vocali, ma non è così, infatti aggiungerebbe ad esso un linguaggio mentale, una comunicazione telepatica. Udite, udite, sembra proprio di parlare di un alieno di tipo Grigio che comunica direttamente la voce al cervello umano senza usare voce fisica udibile, e senza labiale. In effetti la razza umana possiede già una sorta di telepatia primordiale che noi chiamiamo empatia (capacità di comprendere gli altri). Papp ci dice anche che è plausibile che quest’organo sviluppatosi per la comunicazione, potrebbe non essere celebrale, potrebbero in effetti spuntare escrescenze o altro, con il compito preciso di fare da antenne o da captare qualcosa (come per gli insetti). Che sia cervello, antenne, o altro, si tratterebbe di un organo preposto alla comunicazione telepatica che -secondo quanto afferma Papp- potrebbe utilizzare i campi elettromagnetici, le radiazioni, l’elettricità o qualsiasi altra forza che viaggia e si espande, che rifrange e ritorna.
Prima di concludere con un’ultima mia affermazione, voglio trascrivere qui una piccola parte del capitolo successivo di questo libro di Papp, che parla di ecogenetica e bambini ectogenici, ovvero bambini creati in vitro; la cosa più sconvolgente da leggere è che questo sistema venne ipotizzato e fatto poi in laboratorio su forme di vita più elementari nel 1925 da un certo Professor Haldane.
“Senza dubbio, questa visione che evoca come una ombra la figura dell’uomo dell’avvenire ci lascia l’impressione di un fantasma la cui potenza ci infonde paura, la cui superiorità organica ci desta dubbi sulla sua discendenza umana. Egli, per noi, non sarebbe quasi un uomo ma un semidio. Ma, qualunque sia l’altezza del livello a cui possa giungere il perfezionamento organico del suo corpo, i pensieri del suo cervello saliranno ancor più in alto e troveranno scoperte biologiche che l’istinto evolutivo della Natura, lasciato a sé stesso, non avrebbe mai da realizzare.” Dopo un piccolo periodo di citazioni bibliche della genesi egli ci dice: “ Ma un giorno l’uomo del futuro in grazia alla sua più alta sapienza abolirà la maledizione del Dio biblico –tu partorirai con dolore-, non solo, ma, con la sua arte biologica, libererà la donna dall’onere del parto…”
Ho lasciato come fosse un’arringa finale questa altra citazione dello scienziato, perché mi ha colpito particolarmente l’esempio biblico del parto; oggi sappiamo da studiosi come Sitchin, Biglino, per certi versi anche Von Däniken ed altri, che l’uomo sarebbe stato creato da dei alieni; Papp ci dice, che se noi ci vedessimo come saremmo nel futuro, ci scambieremmo per semidei (ed io aggiungerei anche dei), non solo questo, ma ci dice anche che la capacità di manipolare geneticamente un essere vivente, in particolar modo di creare bambini in laboratorio, sostituirebbe il parto di una donna con la creazione in vitro (o, come usava dire lo scrittore, in alambicco). Questo potere in realtà, somiglia molto all’agire delle EBE nei confronti delle donne in gravidanza a cui loro asportano i feti; questi vengono estratti tra il secondo e terzo mese di gravidanza quando sono ancora decisamente piccoli (aspirati da una cannula che entra dall’addome, penetrando direttamente nell’utero). Tutto questo, precisiamo, avverrebbe dopo che la donna sarebbe stata precedentemente fecondata proprio con la tecnica ectogenetica con un feto (ibrido) o geneticamente modificato e prelevato a sua volta dall’ovaio. Queste affermazioni sembrano forzate, ma garantisco che per chi studia le abduction non lo sono affatto. Spero che questa mia tesi appoggiata da teoriche possibili evoluzioni dell’uomo ed i nessi con una presunta civiltà extraterrestre non sembrino un azzardo, ma piuttosto invece siano uno spunto per domande e riflessioni.
www.seven-network.it
Non è escluso che l’uomo del futuro possa essere simile a quello rappresentato in molti racconti. Piccolo, occhi scuri e grandi, cranio grande, pelle pallida e quasi grigia. Se l’uomo fosse costretto a vivere sottoterra per proteggersi dalla luce solare, ipotesi plausibile se l’ozono scomparisse dall’atmosfera, potrebbe evolversi in tale direzione.
Perché un uomo del futuro dovrebbe tornare indietro nel tempo?
La risposta a questa domanda possiamo farla a noi stessi e trovare subito la risposta. Se oggi avessimo a disposizione una macchina del tempo, non la useremmo subito per osservare di nascosto gli eventi storici del passato? La risposta è ovviamente si. Saremmo persino capaci di creare itinerari turistici, oltre che di studio e di documentazione storico-scientifica. Come del resto sta accadendo oggi per i viaggi spaziali.

FONTE: http://crepanelmuro.blogspot.it/2014/07/alieni-o-uomini-del-futuro.html

Nessun commento:

Posta un commento

Facci sapere il vosto parere ... 👽