A fine marzo Scott Kelly partirà per una storica missione a bordo della Stazione Spaziale Internazionale della durata di un anno. A Terra rimarrà il suo gemello, anch’egli astronauta che servirà da “controllo” speciale per gli studi sugli effetti della microgravità
Chiunque mastichi un po’ di scienza sa che quando si vogliono confrontare tra loro gli effetti di un determinato ambiente o di un farmaco su un organismo vivente, la condizione ideale è quella di poter azzerare (o ridurre al minimo) altri fattori disturbanti oltre quello la variabile in esame. Per cui, quale strumento migliore di due gemelli, geneticamente identici, per capire gli effetti della lunga permanenza nello Spazio? (Anche) a questo mira la missione dei gemelli Mark e Scott Kelly di 51 anni, entrambi astronauti della Nasa e protagonisti a partire dalla fine del mese di un’insolita missione spaziale.
Scott, infatti, il prossimo 27 marzo partirà alla volta della Stazione spaziale internazionale dove resterà per una missione lunga un anno, insieme al collega russo Mikhail Korniyenko (solitamente invece a bordo della Iss non si rimane per più di sei mesi). Se la lunga permanenza in ambiente a gravità ridotta rappresenta già di per sé un’occasione unica per studiarne in effetti sull’organismo umano, la possibilità di confrontarli su due persone geneticamente identiche è pressoché unica.
Mark infatti farà da controllo a Terra e servirà per poter confrontare come e se l’ambiente di microgravità (ma anche l’esposizione a radiazioni) modifichi l’espressione genica, il sistema immunitario, il flusso di sangue nel cervello, il microbioma e la lunghezza dei telomeri (le estremità dei cromosomi, indicatori dell’invecchiamento cellulare). Spazio però anche agli studi sugli effetti prodotti dalla lunga permanenza a bordo della Iss (grande sì, ma comunque un ambiente chiuso e limitato) sulla percezione e sul comportamento.
Certo, va detto che lo studio dei gemelli avrà significatività limitata (parliamo solo di due individui) ma rappresenta comunque un buon punto di partenza per studi di questo genere. E, ribadiscono dalla Nasa, un’opportunità unica.
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